Qualche settimana fa è uscito al cinema il nuovo film di Sofia Coppola. Si chiama Priscilla ed è basato sul libro di memorie scritto dalla stessa Priscilla Presley, Elvis and Me, sulla relazione tra l’attrice e il re del rock.
Priscilla ed Elvis si sono conosciuti nel 1959 a Bad Nauheim, in Germania, luogo in cui lui era stato mandato per svolgere il servizio militare (mentre lei era lì con la sua famiglia: il padre adottivo, infatti, era un ufficiale dell’esercito statunitense).
Priscilla aveva solo 14 anni quando incontrò il divo, di cui, come tutti al tempo, era una grande fan. Quel che succede sembra, a prima vista, il coronamento di un sogno: lui si innamora di lei e la riporta con sé a Memphis. In realtà, quella che Priscilla racconta è tutt’altro che una favola. È una frustrazione costante dei desideri: una vita nell’isolamento di Graceland, in continua attesa del ritorno di Elvis, e di un’intimità (sentimentale e sessuale) mai veramente raggiunta.
A prestare il volto ai due protagonisti sono Cailee Spaeny e Jacob Elordi e il film è stato presentato alla Mostra del cinema di Venezia del 2023. Lì c’era anche un amico di questa newsletter, Flavio Nuccitelli, che ne ha scritto per noi oggi.
Buona lettura!
Cailee Spaeny e Jacob Elordi in Priscilla di Sofia Coppola
La ragazza che tutte vorrebbero essere, ma nessuno lo sa
di Flavio Nuccitelli
Io e Sofia Coppola abbiamo molte cose in comune. Abbiamo entrambi vissuto a New York (lei ci vive in pianta stabile e io ci ho passato due anni e mezzo e non penso che lei viva in una stanza ad Astoria con un bagno condiviso tra quattro coinquilini, ma questo è un altro discorso), abbiamo entrambi frequentato Bernalda, un piccolo paesino della Basilicata (lei ci si è sposata e la sua famiglia possiede un palazzo nobiliare, io e le due Giulie ci abbiamo passato quattro giorni l’estate scorsa, ma so che un giorno le signore di Bernalda oltre che de “la piccola Sofia che veniva a comprare il gelato e non parlava italiano” parleranno anche di me), soprattutto io e Sofia, possiamo darci del tu, abbiamo in comune una passione, forse un’ossessione, per il racconto dell’adolescenza.
Il Giardino delle Vergini Suicide, il primo dei suoi racconti, forse il più iconico, è stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs al 52º Festival di Cannes, nel 1999, poi con gli altri ci ha vinto la Miglior Regia a Cannes (L’Inganno), un Leone d’oro (Somewhere), ha incassato sessanta milioni di dollari (Marie Antoinette, che ha anche vinto un Oscar ai migliori costumi ed è stato in concorso a Cannes) e ha aperto la mia sezione preferita tra tutte le sezioni di tutti i Festival di Cinema ovvero Un Certain Regard, sempre al Festival di Cannes (Bling Ring), io no, ma non siamo qui per parlare di me.
Se ora vi dicessi che Sofia Coppola è una delle mie registe preferite voi penserete facilmente che sia soltanto perché siamo così simili da poter essere praticamente scambiati uno per l’altra, oppure perché lei ha realizzato tutti i miei sogni di carriera professionali; ha anche disegnato una capsule collection per Louis Vuitton e ha diretto una splendida messa in scena de La Traviata con i costumi disegnati da Valentino (Garavani, in persona).
Per tutti questi motivi, ma anche perché, come dice Vanity Fair, è “considerata una dei (sic) registi del nuovo cinema americano, di cui è una delle autrici di punta”: tenetevi Wes Anderson e Charlie Kaufman, lasciatemi Sofia Coppola.
L’ultimo film di Sofia Coppola che, a questo punto, possiamo definire praticamente-il-mio-alter-ego è Priscilla: presentato allo scorso Festival di Venezia, dove Cailee Spaeny ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, è uscito nelle sale italiane il 27 marzo, qualche settimana fa, incassando, a oggi, quasi 700.000€, di certo non un risultato strabiliante. Nonostante sia, probabilmente, il film meno di successo di Sofia Coppola, il film alla critica internazionale è comunque piaciuto e così a me.
La storia è nota: Elvis, il grande mito della storia della musica, idolo delle masse, soldato, poi rocker, poi leggenda vivente e Priscilla, una ragazzina di quattordici anni che lo conosce in una sperduta cittadina della Germania e che tre anni dopo riesce a convincere i genitori estremamente riluttanti, a farla trasferire a Memphis per stare con lui.
E qui, per me, sta il cuore del film.
Al di là della capacità di raccontare, come solo lei sa fare, l’intimità delle ragazze di quella fascia d’età, la bellezza del film (e del cinema di Coppola in genere) è la capacità di ritrarre un mondo che probabilmente è stato anche suo, la poesia nel ritrarre figure femminili problematiche intrappolate: dalla società, dai media, dalla morale, da uomini che le controllano.
Che tu sia la regina di Francia, una ragazzina di Los Angeles o la moglie dell’uomo più di successo del pianeta i tuoi problemi sono quelli di tutte le ragazze che hanno, hanno avuto o avranno la tua età.
Priscilla è il film più riuscito di Sofia Coppola? Sicuramente no.
Rimarrà negli annali della storia del cinema? Neanche.
Ci dice qualcosa di chi siamo oggi pur non parlando di noi? Assolutamente sì.
Priscilla-non-ancora-Presley, ha quattordici, poi quindici, poi sedici anni, vive a Wiesbaden, lei è una bambina come le altre, lui un militare degli Stati Uniti in servizio di leva, ma è già Elvis. L’amore è forte, ma il patto è altrettanto chiaro: si possono vedere poco, sotto gli occhi vigili dei genitori di lei e, soprattutto, in privato.
A diciassette anni Priscilla arriva a Memphis insieme a suo padre che si accorda con Vernon Presley per stabilire le regole di questo fidanzamento: la ragazza verrà iscritta all’Immaculate Conception School e vivrà nella casa dei genitori di Elvis, poi invece, poco alla volta, comincerà a trasferirsi dentro Graceland.
Prima di cominciare a vivere stabilmente accanto a Elvis e a essere quindi vista regolarmente al suo fianco, Priscilla vive questa storia in assoluto segreto.
Nessuno, tranne i suoi genitori, sa che lei è la fidanzata di Elvis Presley.
Finché è una ragazzina americana in una sperduta città tedesca tutto scorre più o meno naturalmente, quando però comincia a frequentare il collegio cattolico di Memphis Elvis ha appena pubblicato Can’t help falling in love: è il nome sulla bocca di tutti, il sogno erotico e romantico di tutte le sue compagne di classe che non fanno che parlare di lui, esplicitando i loro desideri. Lei è la ragazza che tutte vorrebbero essere, ma nessuno lo sa.
È qui che il biopic di Sofia Coppola ci schianta di fronte a una realtà molto attuale: qualche anno fa uno dei mantra di Instagram era “Pics or it didn’t happen”, se non lo fai vedere non è successo davvero.
Se sei stato un fine settimana a Londra, ma non hai fatto nemmeno una storia ci sei davvero stato?
Se hai vissuto un’esperienza incredibile, ma per qualche motivo non puoi raccontarlo, quell’esperienza è veramente esistita?
Sicuramente sì, perché ne hai fatto parte, l’hai vissuta sulla tua pelle, i tuoi occhi hanno fotografato quelle immagini, un percorso sinaptico le ha codificate e sono state selezionate dall’ippocampo, finché la tua corteccia cerebrale non ha ricevuto quei ricordi per conservarli.
Ma è l’era di Instagram, bellezza e chiunque di noi abbia un profilo minimamente attivo, a prescindere dal volume di follower o meno, sa che le cose belle, le emozioni forti, le esperienze speciali, oggi, sono fatte (anche) per essere condivise.
Ovviamente stiamo semplificando, ma cito la mail che arriva a tutti i possessori di biglietti per gli ultimi concerti dei Placebo poche ore prima dell’inizio dell’evento:
Cari fan dei Placebo.
Vorrei chiedervi gentilmente di NON passare il vostro tempo facendo video coi vostri telefoni durante il concerto. Questo rende la performance dei Placebo molto più complicata. Rende più complicato connetterci con voi e comunicare efficacemente le emozioni delle nostre canzoni. In più è una mancanza di rispetto nei confronti degli altri spettatori che vogliono guardare lo spettacolo, non il retro del vostro telefono. Per favore, siate qui e ora, nel presente e godetevi il momento. Perché questo esatto momento è unico e non si ripeterà. Il nostro obiettivo è di creare unione e trascendenza.
Per favore aiutaci in questa missione.
Con rispetto e amore.
Chi conosce, segue e ama i Placebo sa che Brian Molko è sempre stato simpatico esattamente come si può intuire da queste parole, ma, a prescindere dall’opinione che abbiamo di questo breve testo, ci dice molto rispetto a ciò di cui stiamo parlando.
Vale ovviamente anche il contrario, ovvero: se sui social una cosa dici di averla fatta (un viaggio, una lettura, la beneficienza), allora molto probabilmente nell’opinione collettiva (a prescindere che questa collettività siano i tuoi colleghi o l’Italia) questa cosa l’hai fatta, venisse il Codacons a dimostrare che non è vero.
Come funziona il prove me wrong se la prova viene prima, al posto, del fatto?
Priscilla è un biopic, è la storia abbastanza tragica di una donna talmente innamorata di un uomo e della sua aura che è disposta a perdere se stessa nell’ombra di lui (e non è un caso che in diverse interviste Coppola abbia fatto riferimento a sua madre), è la storia di un desiderio perennemente insoddisfatto, di una posizione invidiata da tutti, ma sofferta dall’unica persona che la vive, a cui sembra di possedere tutto senza avere davvero in mano niente, ma è anche una storia sul guardare senza essere visti, peggio, sul guardare da vicino senza poter neanche dire di esserci.
Sofia Coppola ci dice una cosa che, in realtà, ci ha sempre detto: girls just wanna ribaltare la prospettiva. Il desiderio di una è il desiderio di tutte, la frustrazione di una è stata, almeno una volta, la frustrazione di tutte.
Sto dicendo che nel cinema di Coppola ci sono echi di cavareriana memoria (“tu che mi guardi tu che mi racconti”)? Non mi permetterei mai di presumerlo. Però, in nome della confidenza e di tutto quello che ci lega, chiederò direttamente a lei.
Flavio Nuccitelli (Roma, 1988) ha lavorato nelle redazioni di alcuni programmi tv (Parla con me, Gazebo) e poi alla selezione di lungometraggi al Tribeca Film Institute di New York. È stato story editor di serie internazionali (We Are Who We Are, The Miracle, Anna) e lungometraggi per Wildside. Oggi lavora come sceneggiatore (Di4ri, Un Posto al sole), autore televisivo (La Tv delle Ragazze, Stati Generali, CCN - Il Salotto di Michela Giraud) e autore di documentari (Ultimo, Illuminate, Achille Lauro). Nel 2021 è uscito Frenesia, il suo primo romanzo per Fandango Libri.
Cose belle che abbiamo letto in giro
Novità in libreria: è uscito Mostri di Claire Dederer (Altrecose), un libro sul “tormento dei fan” sulla distinzione tra le opere e le vite degli artisti, e Come si amano le piante di Joanne Anton (Wudz), lezioni di sesso, amore e desiderio dal mondo vegetale.
Sempre in tema libri vi segnaliamo l’ultima puntata del podcast Comodino, in cui Giulia Pilotti e Ludovica Lugli parlano di libri recenti di due autrici italiane: Storia dei miei soldi di Melissa Panarello (Bompiani) e Missitalia di Claudia Durastanti (La nave di Teseo).
Su Rivista Studio, Angela Bubba parla della nuova ossessione delle bambine per i prodotti di bellezza.
Ivan Carozzi racconta l’arte di Julie Mehretu, in occasione della sua più importante retrospettiva mai organizzata in Europa, inaugurata lo scorso 17 marzo a Palazzo Grassi a Venezia.
È uscito The Tortured Poets Department, il nuovo album di Taylor Swift.
Al cinema è arrivato Back to black, biopic dedicato alla vita di Amy Winehouse, diretto dalla regista britannica Sam Taylor-Johnson. Noi però vi consigliamo di recuperare (se ancora non lo avete visto) il documentario del 2015 di Asif Kapadia, Amy, vincitore anche di un Oscar. È disponibile su Prime Video ed è un mosaico di video di archivio e testimonianze che racconta bene il talento e le fragilità di un'artista come Winehouse.
Il prossimo libro che leggiamo per il nostro bookclub in collaborazione con la libreria Verso di Milano è Tangerinn di Emanuela Anechoum (e/o). Ne parliamo il prossimo 19 giugno, qui tutti i dettagli per partecipare.
Martedì 23 aprile, per la Giornata Mondiale del Libro, parteciperemo all’evento Leggere, insieme, a Milano - Bookclub a confronto al Laboratorio Formentini per l’editoria alle 18:00. Ingresso libero fino a esaurimento posti.
A presto,
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