Per chi si occupa di contenuti e femminismo, l’8 marzo è una data funesta. Di cosa parliamo, in un giorno in cui tutti (e giustamente, almeno quel giorno!) parleranno di diritti delle donne e questioni di genere noi che cerchiamo di parlarne tutto l’anno? Cosa ci inventiamo? Cosa proponiamo? E’ una questione difficile, che va oltre il banale dover trovare qualcosa da dire al momento giusto a cui ci hanno abituato il marketing e i social media. La Giornata Internazionale dei Diritti della Donna è una data che dobbiamo ricordare, non nel senso che qualcuno o qualcosa ci impone di farlo, ma nel senso che è nostro dovere farlo, perché è quella ricorrenza che ci ricorda che viviamo in un mondo in cui c’è ancora bisogno di una data prestabilita per fermarsi a guardare le disparità, gli stereotipi, la violenza e il sessismo che investono quotidianamente la vita delle donne. E’ anche una data che ha una peso nella memoria storica della lotta per i diritti delle donne, una data che ha a sua volta una storia affascinante (chi sa davvero perché si festeggia questo giorno?) e che contiene al suo interno tante storie di tante donne che sono venute prima di noi. Nel corso del tempo è stata commercializzata, banalizzata, cannibalizzata e non possiamo negare che qualche volta pensando all’imminente 8 marzo alziamo gli occhi al cielo, già piene pensando alle frasi fatte e ai servizi giornalistici tutti uguali che dovremo sorbirci.
Insomma, questo 8 marzo abbiamo pensato di risolverla così: mettiamo su carta tutte queste contraddizioni, proviamo a guardare all’infinità di cose belle e alle altrettante cose brutte che ci stanno dentro. Sicuramente ci faremo qualche domanda in più, e magari ognuno troverà anche la sua risposta alla domanda: festeggio o non festeggio?
In nostro aiuto sono corse due care amiche di Senza rossetto, Domitilla Pirro e Giulia Muscatelli, che insieme sono le menti del nuovo progetto deGENERat∃ e che sapranno mettervi giù la questione con la leggerezza giusta. La leggerezza di Calvino, sia chiaro.
PS: Oggi il nostro libro Le ragazze stanno bene (HarperCollins) compie un anno! Grazie della lunga vita che gli avete regalato e state continuando a dargli leggendolo, consigliandolo e invitandoci a parlarne nonostante tutto.
Immagine di deGENERat∃ per Senza rossetto
Auguri, sì. Serviranno
di Domitilla Pirro e Giulia Muscatelli
Cose che succedono in corrispondenza dell’otto marzo:
Le mimose.
Le persone che dicono che le donne sono forti e stupendose tipo come le mimose. Oppure resilienti (inserisci emoji vomito).
L’allergia alle mimose – vera o presunta.
Le mimose che spelucchiano sul pavimento, e poi chi ce l’ha i soldi per il Dyson?
Le donne che si riuniscono la sera per festeggiare IL LORO GIORNO. (Se avessimo un comportamento predatorio, probabilmente usciremmo proprio quella sera lì. Tipo banchetto.)
Tutti quegli eventi e quelle attività PPP (Posticce come Parrucche Pubiche) (si chiamano merkin, ce l’ha insegnato RuPaul, fatevi una cultura) che ci ricordano che minchia siamo troppo power.
Le etichette delle confezioni giallo mimosa oppure direttamente r o s a (coca-cola rosa, biscotti rosa, pasta rosa — ma non sarà tossico, tutto ’sto colorante? Ah, è bio?).
Scendere in piazza (o dire che si scenderà in piazza) quel giorno lì, e però poi stracatafottersene per i rimanenti 364 giorni.
Ricordare al mondo che “ogni quindici minuti, oggi, una donna viene uccisa” (però anche ieri succedeva, e succederà pure domani — oppure si ferma il tempo, per chi dice queste cose? Ma i dati della violenza transfobica li hanno? Quali donne sono conteggiate nell’elenco, esattamente? Perché non sono tutte lì, eh.)
Cose che succedono alle Degenerat∃ in corrispondenza dell’8 marzo:
- Domi?
- Eh?
- Ma facciamo una cosa troppo carina per l’8 marzo?
- Uuuh! Partiamo già demmerda. Vai.
- Mandiamo a delle donne a caso, tra quelle che ci seguono su Instagram (perché quelle che non ci seguono, suca!), dei mazzi di fiori?
- Tipo Sanremo? Bellino. Disinteressato, soprattutto. Ma perché fermarci a dei generici fiori? Perché non regalare proprio delle mimose, magari con un bel fioccone rosa? Così, per cavalcare l’originalità.
- No, no, dai! Però ascoltami! Facciamo sempre le sfacciate, le antipatiche, per una volta tiriamo fuori un gesto dolce. Mostriamo il nostro lato tenero. Sensibile.
- L’esterno coscia, intendi? La mia panzella? Oppure intendi le ascelle?
- Daiii!
- Sss-ì. E nel biglietto che ci mettiamo? “Buon 8 marzo! Con l’augurio che nessuno ti manchi di rispetto in questo giuorno speciuale...”
- No, aspetta. Se scriviamo così sembra che in un altro giorno, uno qualsiasi, speriamo che invece le manchino di rispetto!
- Appunto, vedi. Che proponi?
- Vabbè, proviamo con: “Buona festa della donna: oggi ricordati che sei speciale, sei forte, come te nessuna!”
- Sottinteso: “Domani invece puoi anche ricordarti di fare cacare”!
- Ma no! Semplicemente, domani amen, non è mica la Festa della Donna tutti i giorni!
- Ma dovrebbe. Anzi, no. Non dovrebbe. Non dovrebbe esistere proprio come concetto di festa. L’otto marzo è una rivoluzione. È un giorno incazzoso, un giorno che mena di suo. Te la ricordi la storia di San Pietroburgo, sì? E la bufala dell’incendio, che sì, c’è stato, ma in tutt’altra data?
- Però che palle! Non si può mai essere contente di niente. Un po’ di festa, un po’ di colore, un po’ di fiori. E che ci sarà di male, in due fiori? Il giorno dopo li butti, ma almeno, se per strada ti palpano il culo, quando torni a casa ti guardi due bei fiori e passa la paura — ah no, aspetta. Passa mai, la paura?
- Ecco. Non passa, mi sa. E non c’è tantissimo di cui essere contente. Nella nostra bolla privilegiatona e comoda comoda, il massimo che ci capiterà — il massimo che vorremo raccontare — sarà la volta che, in ufficio, ci è venuta voglia di spaccare una faccia davanti all’ennesima battuta sull’isteria o sulla poca autorevolezza. E non diremo altro. Non è che approfitteremo per davvero. Non racconteremo, che ne so, della volta in cui abbiamo capito che è la cultura aziendale stessa che è sballata, magari, e che le battute dimmerda che sentiamo sono ormai per la maggior parte direttamente transfobiche o omofobe, mica semplicemente sessiste.
- Però poi si iscrivono ai seminari sul linguaggio inclusivo corporate, magari.
- Ma che ne so. È che pure noi, finché non la diciamo tutta… Il massimo che racconteremo sarà la volta che, da sbronzelle, ci siamo sentite a disagio perché mentre stavamo ballando una persona mai vista ci ha baciate all’improvviso, GIUSTO CIELO!, spaventandoci un botto. (E era pure un cesso.) Ma non racconteremo della volta in cui ci siamo svegliate in casa, no, in un letto altrui senza avere la certezza di come ci siamo arrivate. (E il dubbio viene, dopo, su come classificare quello che è successo, se ti svegli coi segni e un dolore infinito e la voglia di ammazzarti e non sei sicura sia perché, come cantava il poeta, hai dormito “col culo scoperto”). E questo nella nostra bolla cooomoda comoda.
- Pensa se era scomoda…
- Se invece usciamo dalla bolla, se la scoppiamo tipo brufolazzo, dobbiamo andare a rileggerci com’è stata raccontata (male), solo un paio di mesi fa, la tragedia di Agitu Ideo Gudeta, e ricordarci che cosa significa intersezionalità invece che sopportare il peggior tokenismo razzista finto-democratico. Oppure, non so, spiegare alle pubblicità di assorbenti che non tutte le persone che hanno le mestruazioni sono donne e che non tutte le donne hanno le mestruazioni. Per loro vale l’otto marzo, sì? O la donnitudine si misura in base al flusso…?
- Domi?
- Eh?
- Non posso manco dirti che sei pesante sennò faccio bodiscémi. Ma chi è quel poeta?
- Quale, Giuli?
- Quello che cantava del culo scoperto...
- I Flaminio Maphia. Mica il trash nasce all’Ariston. E comunque: certo che sono pesante. Il mio spirito guida è Kirby. (Ed è rooosa.)
- Gesù, tu e i videocosi. Ti capisci da sola. Comunque, ok, contente un cazzo: ora che mi fai pensare agli assorbenti... Sono utili le mimose quando in Italia le ricariche e le schede telefoniche vengono considerate bene primario ma gli assorbenti no? Sono utili le mimose quando su 23 ministri solo 8 sono donne, e questo da parte di un orientamento politico che dell’inclusione fa (anche) bandiera?
- Vedi che pure a te ti si attappa la vena? Triggherella del mio cuor. Non c’abbiamo più l’età. Respira con me. Facciamo una cosa fricchettona e femminosa. Beviamo una tisanina.
- Però sono carine.
- Cosa? Le tisanine? Le otto ministre?
- Le mimose. Sono carine. Però non servono a niente. Pensa, una volta l’hanno detto pure di me.
- COS? Ma chi?! Chi devo anna’ a mena’?
- Eh? Nooo. Facciamo così: te lo racconto l’8 marzo. Così festeggiamo bene! E niente fiori. Mi hai fatto passare la voglia.
- Ah, io?! Ettecredo. Oh comunque auguri, eh?
- Auguri, sì. Serviranno.
deGENERat∃ è un progetto di divulgazione portato avanti da Domitilla Pirro e Giulia Muscatelli. Gli obiettivi sono informare sulla gender equality con un linguaggio comprensibile e ironico, che possa arrivare a tutti; formare senza salire in cattedra né giudicare gli approcci altrui — e bando ai manuali, per favore; ascoltare e raccogliere contributi da parte di tutte quelle persone che, checché se ne dica, non hanno ancora voce. Potete seguirle su Instagram.
Cose belle che abbiamo letto in giro
Ne abbiamo letto molto negli scorsi mesi: sono soprattutto le donne ad averci rimesso nella crisi economica e lavorativa che ha colpito dopo la pandemia. The Cut ha raccolto tredici storie per capire meglio cosa sta accadendo.
E c’è anche una recente ricerca Ipsos per WeWorld che conferma questa tendenza nel nostro Paese.
Un podcast che ci porta alla scoperta di pilates, cristalli e mindfulness, ma senza prendersi troppo sul serio.
Storie di genitori separati in Giappone.
Perché si parla di terrorismo e Incel.
Ilaria Gaspari riflette sulla rappresentazione di sé, partendo da due punti di vista molto differenti: Rousseau e Chiara Ferragni.
Donne e tecnologia, nel nostro Paese siamo ancora molto indietro.
Quando si insiste troppo per fare sesso.
Anche le relazioni poliamorose non ne sono uscite bene dalla pandemia.
Il problema del Partito Democratico con le donne.
Talia Lavin si è infiltrata nell’estrema destra americana e lo ha raccontato in un saggio.
Come il Covid ha peggiorato la vita delle madri.
Clara Ramazzotti ha intervistato per Vanity Fair Marina Cuollo e Riccardo Onorato: ne è nato un video che riflette sulle origini del movimento body positive e su quanto è importante ripensarlo.
L’aborto può anche non essere vissuto come un trauma.
#IoLoChiedo: la campagna sul consenso di Amnesty International.
Prossimi appuntamenti con Senza rossetto
In occasione dell’8 marzo, potrete trovarci in diversi appuntamenti:
alle 11:00 saremo in diretta sulla pagina Facebook della Regione Lazio per l’evento Io non odio, progetto dedicato al contrasto alla violenza di genere e rivolto in particolare agli studenti delle superiori;
alle 16:00 saremo in diretta su Instagram con We Make-up per parlare di bellezza, accettazione di sé e pressioni sociali;
alle 17:00 la nostra Giulia Perona sarà ospite di un panel dedicato all’odio in rete, sulla pagina Facebook di Amnesty International, sezione Sicilia;
alle 21:00 saremo in diretta sulla pagina Facebook dell’Arci Bellezza Milano per parlare di Le ragazze stanno bene, un anno dopo.
#nonununicastoria
Secondo appuntamento con Ludovica Lugli in diretta Instagram per parlare della nostra challenge di lettura e dei libri letti nelle scorse settimane: domenica 7 marzo, ore 18:00. Non mancate, e come sempre mandateci i vostri consigli rispondendo a questa mail!
Ecco alcuni dei libri di cui parleremo:
A presto,
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