Nelle ultime settimane stiamo parlando e leggendo tantissimo di maternità, perché questo è il primo tema che abbiamo scelto per il nostro nuovissimo bookclub (ve l’abbiamo raccontato nella scorsa newsletter, ricordate?). Il libro di cui parleremo nel primo appuntamento — che si terrà alla libreria Verso di Milano o online il 23 marzo alle 19:00 —, infatti, è La figlia oscura di Elena Ferrante (edizioni E/O).
Quello della maternità è un tema ricorrente nell’opera di Ferrante, una maternità scomoda, difficile, problematica, spesso vissuta come una prigione o come qualcosa di altro rispetto alla vera essenza dei personaggi che la esperiscono. Non a caso, uno dei commenti più ricorrenti degli spettatori (soprattutto quelli che non conoscono i libri) dell’Amica geniale alla fine della terza stagione della serie tv (che è andata in onda poche settimane fa) è stato proprio: “Ma come può Lenù abbandonare in quel modo le sue figlie?”.
Ora, non sappiamo cosa ne pensiate voi, né se siate fan di Ferrante, tantomeno se avete capito tutto ciò di cui stiamo parlando, ma questa introduzione era per dire che da quando lavoriamo a Senza rossetto e soprattutto negli ultimi anni (nelle ultime settimane, per prepararci al bookclub, ancora di più) sono tanti i racconti di gravidanze e maternità in cui ci siamo imbattute. E sono sempre di più quelli in cui il diventare madre non è solo l’esperienza indimenticabile che per lungo tempo ci hanno raccontato, ma è più un viaggio, fatto di alti e bassi, di sorprese e di imprevisti, di momenti di entusiasmo e di scoraggiamento. Un viaggio che unisce il piacere della scoperta, ma spesso anche la nostalgia di casa.
Tra queste narrazioni ci è piaciuto molto il recentissimo La sostituta, il fumetto firmato da Sophie Adriansen con i disegni di Mathou, pubblicato in Italia da BeccoGiallo. Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di incontrare l’autrice e la curatrice, Chiara Gregori. Nella newsletter di oggi vi raccontiamo com’è andata!
Una tavola del fumetto La sostituta di Sophie Adriansen e Mathou
La sostituta di Sophie Adriansen e Mathou
Ormai, durante le cene tra amiche, arriva sempre il momento in cui ci si aggiorna sulle maternità delle rispettive conoscenze. Da un lato ci sono i racconti dell’orrore: storie di parti complessi, primi mesi da incubo, carriere di madri spezzate dal carico familiare. Dall’altro, per fortuna, anche esempi positivi: famiglie che crescono in armonia, difficoltà affrontabili, equilibrio tra vita privata e lavoro che viene raggiunto senza particolari drammi.
In tutto questo discutere e confrontarci tra amiche, però, ciò che ci rimane più addosso è il mistero di questa esperienza, quella di diventare madre. Non tutte ne abbiamo il desiderio, non tutte pensiamo che ora sia il momento giusto, c’è chi è più spaventata e chi invece non vede l’ora di sentire il proprio corpo cambiare. Tra noi non-madri parliamo di ciò che ci preoccupa e di ciò che desideriamo con franchezza, mentre a volte ci sembra che chi quella soglia l’ha già attraversata fatichi a mostrare quello che c’è dall’altra parte con altrettanta chiarezza, come se non fosse davvero importante, come se quel dolore alla fine fosse solo un passaggio obbligato e non un ostacolo. È un segreto che le donne celano alle proprie simili per essere in grado di affrontarlo? Se sapessimo esattamente cosa ci attende forse non lo faremmo più? Abbiamo paura di essere giudicate cattive madri se ci lamentiamo delle difficoltà e delle ingerenze di quella nuova vita?
La letteratura da questo punto di vista, soprattutto negli ultimi anni, ci ha regalato alcuni libri bellissimi e intensi per affrontare il tema. Pensiamo a Il lavoro di una vita di Rachel Cusk, ma anche a Pentirsi di essere madri di Orna Donath (ne parleremo meglio anche nel Bookclub di Senza rossetto). Oppure il titolo di cui vi parliamo oggi: La sostituta, il fumetto firmato da Sophie Adriansen, con i disegni di Mathou, pubblicato in Italia da BeccoGiallo con la curatela di Chiara Gregori, ginecologa e sessuologa che ha scoperto il testo aggirandosi in una libreria di Bordeaux.
«E questo sarebbe stato il giorno più bello della mia vita?». È questa la domanda che si pone Marketa, protagonista de La sostituta il giorno in cui nasce la sua prima figlia. Questo fumetto parte dagli ultimi momenti della gravidanza di una donna e la segue attraverso il parto e i primi mesi di maternità, mostrando tutto il percorso di consapevolezza che ha trasformato la donna in madre, facendoci vedere soprattutto la difficoltà di affrontare un’esperienza per cui spesso non siamo davvero pronte. Perché i corsi preparto non sono abbastanza, perché una volta nato il bambino la donna si ritrova spesso isolata e sola, perché non sempre ci rendiamo conto dei cambiamenti a cui sarà sottoposto il nostro corpo e la nostra identità: quando mi riconoscerò come una madre? Sembra chiedersi Marketa, mentre cerca attraverso lo sguardo degli altri l’approvazione e la validazione del suo ruolo.
«Mia madre non capiva perché avevo bisogno di parlare del mio essere madre e della difficoltà di questo ruolo, - racconta l’autrice Sophie Adriansen, - Lei, come altre donne della sua generazione non se n’è mai lamentata, era un dato di fatto. Ma quello che non capiva è che non si trattava di lamentarsi, ma di condividere delle informazioni. La maternità è sempre stato un segreto ben tenuto: i bambini sono sempre nati, ogni secondo chissà quanti neonati nascono nel mondo, è qualcosa che si è sempre ripetuto nella storia dell’umanità più o meno nello stesso modo. Per cui è difficile nominare esplicitamente la depressione, il baby blues (che poi è quasi un nome quasi affettuoso per parlare di salute mentale). Nella mia esperienza, parlarne chiaramente è stata una liberazione, superare la vergogna di apparire debole». Adriansen ha raccontato come anche lei, con la maternità ha dovuto affrontare la depressione post-partum, nonostante, come la stessa protagonista del fumetto, fosse circondata da un ambiente accogliente e da un partner presente: «Non riuscivo a condividere quello che sentivo. E per Marketa è la stessa cosa. Sarebbe stato troppo facile inserirla in una narrazione in cui era sola e isolata e per questo motivo iniziava a soffrire di depressione. Invece è importante far capire che può succedere a tutte e non c’è motivo di vergognarsene». Come racconta la stessa autrice, in Francia nel 2020 si è diffuso l’hashtag #MonPostPartum, una campagna virale che ha portato moltissime donne a raccontare la loro esperienza per diffondere una narrazione veritiera e non consolatoria degli effetti che il parto ha sul corpo e la psiche, in cui la neo-mamma si trova ad affrontare una vera e propria convalescenza, appesantita dalla fatica e dal poco sonno che caratterizzano i primi mesi di vita del bambino.
Chiara Gregori, curatrice del volume, professionista con una grande esperienza nella cura della donna e delle madri, ha voluto portare il suo punto di vista con la scelta e la curatela de La sostituta: «In Italia siamo ancora fermi all’idealizzazione della madre. Ma più c’è consapevolezza di essere mamme a modo nostro, più saremo libere e ci sentiremo adatte, - ha spiegato Gregori, - La via, secondo me, per combattere il giudizio a cui sono sottoposte le madri e non, è quello di praticare l’amicizia verso se stesse, non cercando la legittimazione all’esterno. Credo nella sorellanza».
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Bell'approfondimento sul fumetto "La Sostituta" di Sophie Adriansen e Mathou: mi avete proprio fatto venir voglia di leggerlo. E grazie per l'ultimo link al pezzo sugli istituti Montessori, illuminante 😉