Il 2020 è iniziato, è iniziato un nuovo decennio (per alcuni, per altri invece inizierà l’anno prossimo, dipende da come siete abituati a contare gli anni) ma - a differenza di come ci piace pensare sempre alla mezzanotte del 31 dicembre quando stappiamo lo spumante - non è vero che ad anno nuovo corrisponde vita nuova.
Purtroppo il primo gennaio non ci siamo svegliate in un mondo in cui il merito, la competenza e le capacità di una persona valgono più del suo genere (non sempre come vorremmo, almeno). Anzi. Ma ci siamo svegliate in un mondo in cui, per fortuna, sono tantissime le persone che credono nel potere del lavoro culturale per cambiare le cose e che si impegnano ogni giorno per dare più spazio alle donne, alle voci femminili, alle professioniste di vari settori e alla loro esperienza. E di questo non possiamo che essere felici.
Non sappiamo quando ci sveglieremo in un mondo in cui essere uomo o donna non farà differenza nell’accesso all’istruzione, alla sanità, al lavoro e a qualsiasi tipo di diritto. Nel 2030? Nel 2050? Nel 2100? Quel che è certo è che continueremo a far sentire la nostra voce e a prenderci lo spazio (e lo Spazio!) che ci meritiamo. Anche a piccoli passi, ad esempio cercando di essere la prima donna a fare qualcosa che le donne non hanno mai fatto, perché i primati sono un primo gradino verso la normalizzazione. Se proprio non sapete da che parte iniziare, oggi Ludovica Lugli de Il Post vi suggerisce un po’ di cose che ci restano da fare…
Illustrazione di Silvia Bettini per Senza rossetto
Vogliamo proprio la Luna
di Ludovica Lugli
Il 18 ottobre 2019, per la prima volta, c’è stata una passeggiata spaziale di sole donne. Sapete quando gli astronauti che stanno nella Stazione Spaziale Internazionale escono fuori, con le tutone col tubo, per riparare qualcosa? Quella è una passeggiata spaziale, space walk in inglese, e le passeggiate spaziali si fanno sempre in due.
La prima volta che una donna fece una space walk fu nel 1984: a farla fu la cosmonauta Svetlana Savitskaya, che peraltro fu anche la seconda donna ad andare nello Spazio. Fino all’anno scorso però non era mai successo che una donna uscisse dalla Stazione Spaziale Internazionale senza essere accompagnata da un uomo. Neanche fosse l’Arabia Saudita, penserete voi. In realtà fino a poco tempo fa non si sarebbe potuta fare una passeggiata spaziale di sole donne perché non c’erano abbastanza tute spaziali di taglia M: se ne poteva usare solo una alla volta. Quanto alle S e alle XS, non ne è mai stata realizzata nemmeno una di quelle taglie. Ci sono ragioni tecniche e scientifiche complesse e valide per cui le cose stanno così, ma, come forse immaginerete non solo: c’entra anche il buon vecchio sessismo, in particolare quello degli anni Settanta, quando le tute attuali furono progettate e non ci si preoccupava troppo del fatto che solo degli uomini avrebbero potuto usarle.
Ma insomma ora la prima passeggiata spaziale di sole donne c’è stata e possiamo dirlo: un piccolo passo per la donnità è stato fatto.
Pensiamo al prossimo: la Luna, che tutte noi abbiamo sempre voluto, anche se lo dissimuliamo. Be’ se seguite le notizie di Spazio lo saprete: Trump vuole che gli americani tornino sulla Luna, e la NASA ha detto che a farlo ci sarà anche una donna. Chiudete gli occhi e pensate un momento all’emozione di seguire la diretta in TV. Ecco. Che bello.
Ma quante altre cose ci restano da fare per la prima volta! Pensate solo a quanti paesi non hanno mai avuto una prima ministra o una presidente, anche limitandoci alle democrazie: Stati Uniti, Francia, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Irlanda (se consideriamo il capo del governo, quello che conta, e non il capo di stato), Svezia… La Svezia, ebbene sì, la Svezia non ha mai avuto una prima ministra.
E ovviamente l’Italia. Belgio e Austria si sono salvati per un anno, e l’Austria con un governo tecnico.
(A proposito, sapete qual è stato il primo paese ad avere una prima ministra? La risposta ve la metto in fondo.)
La lista qui sopra ovviamente non è esaustiva, ma sapete cerando su Google non si trova una lista dei paesi che non hanno ancora avuto una donna per capo di governo, così come non si trova nemmeno la lista delle cose che gli uomini hanno già fatto e le donne mai. Ve lo dico, nel caso il vostro proposito per il 2020 fosse diventare la prima donna a …. completate a piacere.
Di cose ne abbiamo fatte, eh. Ci sono state donne che sono andate fino al Polo Nord e fino al Polo Sud, donne che sono arrivate in cima all’Everest, donne che guidato o hanno guidato grandissime aziende e donne che hanno vinto premi Nobel, premi Pritzker (due), medaglie Fields (una a dire il vero) e Oscar per la regia (sempre una).
Una lista di cose che nessuna donna ha ancora fatto forse dovremmo farla noi, per il piacere di sbarrare i punti dell’elenco e pensare, di soffitto di cristallo in soffitto di cristallo, che il mondo è sempre meno un mondo di uomini. Non dobbiamo fermarci ai primati però: i primati danno soddisfazione all’inizio, offrono bei titoli di giornale e tante condivisioni, sono una piccola festa, ma la festa vera e propria la faremo non quando di primati non ce ne saranno più, ma quando in tutti i campi non farà più notizia che sia una donna – che sia la seconda, la terza o la trentesima – ad aver vinto qualcosa o a essere a capo di un paese. Quando insomma ci saranno tante donne che fanno tutto.
Pensare che il 2020 sarà l’anno in cui succederà è eccessivamente ottimista, ma dato che ultimamente si pensa più in decenni che in anni possiamo volare alto: nel 2030 avremo avuto la Luna e ci saremo prese anche un sacco di altre cose.
Lo Sri Lanka. Lei si chiamava Sirimavo Bandaranaike.
Qui invece potete approfondire la questione delle taglie delle tute spaziali, con tutta la scienza che c’è dietro spiegata (in inglese).
Ludovica Lugli è una redattrice de Il Post, dove da un po’ di tempo ha anche un blog. Dice che se fosse nata ottant’anni prima avrebbe fatto la libraia. Ultimamente ha sviluppato una dipendenza dalle storie di Instagram.
Cose belle che abbiamo letto in giro!
Il femminismo nell’era di internet. E i 50 anni della Femminist Press, casa editrice nonprofit che dal 1970 fa circolare idee e testi legati alla parità di genere.
La violenza contro le donne ha un altissimo costo sociale.
Rabbia e depressione: il primo mese da madre.
Uno speciale di Valigia Blu dedicato a donne e scienza.
Sono migliaia le donne che hanno vissuto sul proprio corpo il conflitto in ex Jugoslavia: ecco le storie dei giovani bosniaci nati da quegli stupri di guerra.
Da un lato, stereotipi e razzismo sotto le stelle di Hollywood. Dall’altro aumenta la percentuale di film prodotti con protagoniste femminili.
Quanto ci piace Laura Dern? E quanto siamo contente che Piccole donne sia finalmente arrivato nei cinema?
Alcune regole da rispettare in coppia.
Chi era Elizabeth Wurtzel, l’autrice di Prozac Nation che è morta il 7 gennaio.
Otto musiciste che stanno rivoluzionando il modo di raccontare se stesse.
La rilettura di Antigone.
Il corpo delle donne è sempre al centro dell’attenzione: come nel caso della dieta di Adele.
Fare rete è importante, per questo ci teniamo a segnalarvi alcuni progetti: sono professioniste e professionisti brillanti, oltre che attiviste e attivisti che arricchiscono il dibattito, e meritano rispetto per il loro lavoro. Sono: Carolina Capria, Petunia Ollister, Julie Demar, Veronica Giuffré, Chiara Boniardi e Matteo Taino.
A presto!
Vuoi darci una mano?
Senza rossetto è un progetto a budget zero. Tutto il lavoro dietro al nostro podcast e a questa newsletter è volontario e non retribuito, ma è un lavoro che richiede molte forze e anche qualche soldo. Se vuoi aiutarci a sostenere le spese di produzione, incoraggiarci o anche solo offrirci una caffè puoi farlo attraverso PayPalusando la mail senzarossetto@querty.it, oppure puoi impostare una donazione ricorrente sul nostro profilo Patreon. Ogni aiuto sarà per noi prezioso, quindi grazie!
Seguici!
Il nostro sito è senzarossettopodcast.it, ma ci trovi anche su Querty.it, Facebook, Instagram e Twitter.
Se invece hai idee da proporci, suggerimenti da darci, segnalazioni da fare (anche queste, per noi, sono importanti) scrivici all'indirizzo senzarossetto@querty.it. E se questa newsletter ti è piaciuta, girala ai tuoi amici!