In occasione del prossimo 8 marzo andremo a parlare del nostro libro in un liceo di Modena. Incontreremo una ventina tra ragazze e ragazzi (soprattutto ragazze, a quanto pare) che hanno letto Le ragazze stanno bene, ascolteremo le loro impressioni e risponderemo alle loro domande. Siamo felici e un po’ emozionate.
Meno spesso di quanto vorremmo, ma ogni tanto ci capita di portare Senza rossetto e il lavoro di questi anni nelle scuole. Per noi è sempre un’occasione di scambio e di crescita, ci piace incontrare le generazioni dopo di noi, vedere come percepiscono le questioni di genere, come vivono nei ruoli a loro assegnati, come li mettono in discussione e come li trasformano. Di solito usciamo da questi incontri rinfrancate, con una grande fiducia nel futuro e nei giovani adulti di oggi e di domani, perché ci sembra che queste ragazze e ragazzi siano molto più consapevoli degli stereotipi e più attenti alle discriminazioni, quando non addirittura impegnati attivamente a cambiare le cose.
Qualche giorno fa, Save The Children ha pubblicato il report Le ragazze stanno bene? — tristemente ironica l’assonanza con il titolo del nostro libro — che raccoglie i risultati di un’indagine inedita sulla violenza di genere in adolescenza realizzata in collaborazione con Ipsos. Inedita perché mai prima d’ora si era indagato il tema degli stereotipi e del divario di genere nella vita affettiva e relazionale di un campione così giovane (in questo caso 800 tra ragazze e ragazzi di un’età compresa tra i 14 e i 18 anni).
Quello che emerge, purtroppo, è un quadro molto diverso dall’idea che noi per prime ci siamo fatte negli anni andando in qualche scuola e parlando con un campione selezionatissimo di studenti, filtrato dall’iniziativa di insegnanti attenti e attente al tema.
Per farvi qualche esempio: il 30% delle persone adolescenti intervistate considera ancora la gelosia una prova d’amore. Il 65% per cento dichiara di essersi sentito controllato dal o dalla partner almeno una volta. Il 52% delle persone in coppia dice di aver subito comportamenti violenti.
L’indagine si concentra poi sulla percezione del consenso (anche qui, ben il 43% ritiene che una persona possa sottrarsi a un rapporto sessuale se veramente non lo desidera) e sugli stereotipi di genere, duri a morire soprattutto tra i maschi (per il 50% del campione le donne sono più naturalmente propense alla cura rispetto agli uomini). Una nota positiva però c’è: cresce l’attenzione per le questioni di genere e la sensibilizzazione, anche grazie agli strumenti digitali.
Il rapporto completo si può scaricare dal sito di Save The Children a questo link; contiene anche un’indagine qualitativa molto interessante, con interviste condotte con la collaborazione del Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità e delle Unità di Servizio Sociale per Minorenni e gli Istituti Penali per Minorenni.
Noi l’abbiamo letto e commentato insieme a Giulio Costa, psicologo e psicoterapeuta che si occupa di psicologia della salute e di psicoterapia familiare. Potreste aver sentito la sua voce nel podcast di Vanity Fair, Storie che sono anche la tua, o aver letto il suo La disciplina dell’imperfezione. Navigare tra le nuove fragilità contemporanee (Sperling & Kupfer, 2023).
Una scena tratta dalla serie tv Euphoria
Adolescenti e violenza di genere
Intervista a Giulio Costa a partire dal report di Save The Children
L’indagine di Save The Children prende in considerazione un campione di 800 ragazze e ragazzi, tra i 14 e i 18 anni. Perché è importante indagare come le persone vivano questi argomenti in così giovane età?
«Perché questa fascia è uno snodo cruciale tra infanzia e adultità. È qui, in questo momento, che vediamo l’esito della cosiddetta educazione affettiva, quella avvenuta all’interno della famiglia d’origine. Il modo in cui sono stati educati dai genitori, l’esempio che hanno visto, è la premonizione di quello che cercheranno nell’altro. Quando si arriva a scuola il gioco è già pressoché fatto».
In che senso?
«Se vengo da una storia di abuso affettivo (e qui per abuso intendo quando c’è il “troppo amore” di un genitore) o un amore tossico, penserò che quella è una dimostrazione d’amore. Molti ragazzi e ragazze diventano abusati affettivamente dai genitori, perché questi si mettono al centro della loro vita. Una frase tipica che sento spesso è: «Mia mamma è too much, anche meno». Che indica un surplus di amore, basato però sull’invadenza e il controllo. Se sono cresciuto con questo modello, queste saranno le lenti con cui misuro il mondo».
Ci puoi spiegare meglio?
«Questa generazione è cresciuta, da un lato, facendo un passaggio di adultizzazione dell’infanzia, cioè i genitori li hanno spinti a essere un po’ più adulti. Bisogna essere bravi, performanti, avere tanti amici, fare molti sport, avere successo e ampliare la propria rete di conoscenze. Dall’altra, quando diventano adolescenti c’è un cambio di rotta, un’infantilizzazione: li si controlla, pensiamo al registro elettronico a scuola, si sequestra loro il cellulare perché ne fanno un uso sbagliato, non si danno loro responsabilità».
Nel report si fa molto spesso uso del termine onlife, un neologismo che indica la sintesi tra mondo analogico e mondo digitale in cui le generazioni sono nate e cresciute. Il report mette in luce come la dicotomia reale/virtuale sia molto più fluida e sfumata per i giovani che per le generazioni precedenti e che questo si traduca anche in una mancanza di comprensione da parte degli adulti. Come si può superare questa barriera di linguaggio tra le due generazioni?
«Non si può. Come direbbero loro, è cringe un genitore che prova a usare le stesse parole del figlio. Lo capisco, sono anche io padre, lo si fa per sentirsi alla pari, per sentirsi più giovani, perché si teme la distanza. Ma genitori e figli devono confliggere, i figli devono mettere distanza. I genitori devono imparare a uscire un po’ di più dallo spazio dei propri figli. Più io lascio degli spazi, stando fuori, più permetto ai miei figli di fare esperienza, soprattutto nell’incontro con l’altro».
Parlando di rapporti di coppia, per la nostra generazione l’amore romantico è sempre stato vissuto come una priorità, a causa anche delle narrazioni intorno a noi, soprattutto per quanto riguarda le ragazze. Cosa è cambiato per i più giovani oggi?
«L’amore romantico per loro non è un argomento prioritario. Oggi l’argomento è l’amore tossico, ovvero quando un amore non è amore, quando andando alla ricerca di un amore nuovo, cerco un amore vecchio, o un amore che è già andato male prima, o mancante all’origine. Rispetto alle generazioni precedenti, poi, i ragazzi e le ragazze di questa fascia d’età sono più disinteressati alla sessualità. Noi non vedevamo l’ora di fare esperienze, mentre ora non è nella loro to do list. C’è un accesso alla sessualità attraverso il web che li allontana dal volerlo fare nella realtà: l’incontro con l’altro è timoroso, si ha paura di non essere all’altezza e ci si confronta con modelli irraggiungibili. Questa generazione teme anche un po’ di entrare nel mondo dell'adultità, per cui la prima volta è vissuta come una soglia verso quella fase: se io la sposto o le tolgo tutti gli aspetti romantici, affettivi, mi proteggo (che può avere un risvolto positivo perché non la sento come un passaggio obbligatorio, un dovere)».
Controllo e possesso sono ancora percepiti nella maggior parte dei casi come segnali d’amore, soprattutto tra i maschi. Cosa ci dice questo della mascolinità contemporanea?
«Ci sono ragazzi che si vergognano nel mostrarsi fragili, si sentono sbagliati, “impotenti”. Non si sentono al pari di certi modelli, prestanti, performanti. Il rischio è che, per andare a compensare una mia parte interna vulnerabile, fragile, io risponda con comportamenti di forte mascolinità. Autoritarietà, aggressività, violenza. Davanti alla vergogna o ci nascondiamo o, in maniera opposta, la estremizziamo, con comportamenti antisociali violenti. In questo incastro è molto probabile che, invece, la donna o ragazza coinvolta, sia cresciuta con un modello in cui l’amore è controllo. E così si crea un collante».
Quali sono i campanelli di allarme per capire se la relazione che stiamo vivendo è una relazione tossica? Che consigli daresti a ragazzi e ragazze che la stiano vivendo?
«Riuscire a fidarsi delle persone esterne al legame, che forse qualcosa notano. Gli amici e le amiche, i genitori. Bisogna fermarsi a riflettere quando si iniziano a percepire alcune cose: quando si sente la paura di lasciare solo l’altro. Quando senti che non puoi fare a meno dell’altro se ti allontani. Quando ti senti in colpa a prenderti degli spazi per te. Se, a causa della relazione, ci si allontana dalla propria cerchia di amicizie, dalla propria famiglia. L’amore, a quel punto, rischia di diventare altro».
Giulio Costa, psicologo, psicoterapeuta e dottore di ricerca, si occupa di psicologia della salute e di psicoterapia familiare. È responsabile del Servizio di psicologia degli hospice per adulti della Fondazione MT. Chiantore Seràgnoli di Bologna. Nel 2013 fonda insieme ad altri soci la cooperativa Nivalis Onlus di Milano, che sviluppa progetti di supporto psicologico per adolescenti e le loro famiglie. Autore del podcast Storie che sono anche la tua prodotto da Vanity Fair. La disciplina dell'imperfezione. Navigare tra le nuove fragilità contemporanee, edito da Sperling & Kupfer è il suo primo libro.
Cose belle che abbiamo letto in giro
Cos’è oggi lo sport femminile? Fondamentali. Storie di atlete che hanno cambiato il gioco, appena uscito per 66thand2nd prova a rispondere con cinque approfondimenti firmati da Giorgia Bernardini, Olga Campofreda, Elena Marinelli, Tiziana Scalabirn e Alessia Tuselli.
Vi segnaliamo anche l’imminente arrivo in libreria per edizioni e/o del libro La ribelle di Gaza di Asmaa Alghoul e Sélim Nassib.
Perché si parla di un MeToo del cinema europeo.
Nelle sale italiane è arrivato Past Lives. L’opera prima di Celine Song, sceneggiatrice di origini sudcoreane, è candidata a due premi Oscar.
Da non perdere al cinema anche Green Border di Agnieszka Holland. Ne avevano parlato dalla Mostra del Cinema di Venezia la nostra Giulia Perona e Maria Laura Ramello (@lhadirettounafemmina), potete rivedere il video qui.
Una riflessione sulla violenza che può essere perpetrata da una donna su un’altra donna: Sara Poma per Il Tascabile, all’interno della campagna Unite.
Un’intervista a Melissa Panarello a partire dal suo ultimo libro, Storia dei miei soldi (Bompiani, 2024), che prova a scardinare il tabù del denaro.
Mis(S)conosciute e _i miei ritagli _ stanno conducendo un sondaggio sullo studio della letteratura scritta dalle donne nella scuola di ieri e di oggi. Si può contribuire rispondendo a questo breve questionario.
Il ciclo mestruale può modificare il cervello delle donne?
A Rimini, dal 20 al 23 marzo, si terrà C-Movie Film Festival. Manifestazione organizzata da Kitchenfilm con la direzione artistica della regista e distributrice Emanuela Piovano, la cui ospite d’onore sarà la scrittrice Dacia Maraini. Tre giorni di anteprime e incontri dedicati al cinema e alle donne, come attrici, come registe, produttrici e spettatrici.
La scrittrice messicana Cristina Rivera Garza sarà in Italia nelle prossime settimane per un breve tour (qui tutte le tappe). Qualche giorno fa abbiamo partecipato al reading collettivo del suo L’invincibile estate di Liliana (Sur, 2023) organizzato dalla libreria Alaska di Milano con la collaborazione di Olinda Onlus, potete rivedere l’evento qui.
Qualche appuntamento: venerdì 1 marzo dalle 20:15 saremo ospiti dell’associazione Sala d’attesa a Passirano (Bs) insieme alla fumettista Lucrezia Beffa per parlare di tanti modi in cui si possono raccontare i femminismi (qui maggiori informazioni). Venerdì 8 marzo dalle 18:30, invece, presenteremo il nostro libro Le ragazze stanno bene alla biblioteca Codro di Rubiera (Re).
Lo scorso 15 febbraio c’è stato anche il primo incontro del nostro booklab al Circolo dei Lettori di Torino. Si tratta di un gruppo di lettura su corpi e libertà a partire dal libro Everybody di Olivia Laing (Il Saggiatore, 2022), che leggeremo in tre incontri mensili. Potete ancora iscrivervi per unirvi a noi dal prossimo incontro, che si terrà il prossimo 14 marzo dalle 19:00 (qui i dettagli per l’iscrizione). Discuteremo del testo fino a pagina 191 compresa.
A presto,
Vuoi darci una mano?
Senza rossetto è un progetto a budget zero. Tutto il lavoro dietro al nostro podcast e a questa newsletter è volontario e non retribuito, ma è un lavoro che richiede molte forze e anche qualche soldo. Se vuoi aiutarci a sostenere le spese di produzione, incoraggiarci o anche solo offrirci una caffè puoi farlo attraverso PayPal usando la mail info@senzarossettopodcast.it, oppure puoi impostare una donazione ricorrente sul nostro profilo Patreon. Ogni aiuto sarà per noi prezioso, quindi grazie!
Seguici!
Il nostro sito è senzarossettopodcast.it, ma ci trovi anche su Facebook, Instagram e Twitter.
Se invece hai idee da proporci, suggerimenti da darci, segnalazioni da fare (anche queste, per noi, sono importanti) scrivici all'indirizzo info@senzarossettopodcast.it. E se questa newsletter ti è piaciuta, girala ai tuoi amici!