Diciassette è il numero delle autrici che nel corso della centenaria storia del premio si sono aggiudicate il Nobel per la letteratura. Una di queste è la poeta statunitense Louise Glück, a cui nel 2020 venne assegnato il premio "per la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l'esistenza individuale".
In quel momento Glück era quasi del tutto sconosciuta in Italia, pochissimo della sua opera era stato tradotto e pubblicato nella nostra lingua. Dopo il premio, gli oltre dieci volumi delle sue opere (che in patria le sono valsi i riconoscimenti più prestigiosi, come il Pulitzer nel 1993 e il National Book Award nel 2014) sono stati acquistati dalla casa editrice Il Saggiatore e sono in corso di pubblicazione.
Glück è morta di cancro lo scorso 13 ottobre. Aveva 80 anni e si trovava a Cambridge, in Massachusetts; purtroppo non era nella casa in Vermont che sognava di comprare, come aveva dichiarato alla vincita del premio Nobel.
Nella newsletter di oggi abbiamo chiesto alla nostra amica e poeta Vera Linder di ricordarla.
Buona lettura!
Illustrazione di Enea Brigatti per Senza rossetto
Questa spietata poeta
di Vera Linder
Always I am someone longing to be a poet, to make something never heard before, to be taken out of myself. That it happened at all is a wonder. - Louise Glück
Ho sentito parlare per la prima volta di Louise Glück nel 2019 durante un colloquio di lavoro. Rientrata a casa ho subito acceso il computer. Una delle prime poesie che ho letto è stata Parados, i cui versi aprono la raccolta dal titolo Ararat, pubblicata nel 1990 dall’allora casa editrice indipendente newyorkese The Ecco Press. La raccolta è stata pubblicata in Italia dal Saggiatore nel 2021 dopo che all’autrice era stato conferito il premio Nobel per la letteratura.
Parados
Long ago, I was wounded.
I learned to exist, in reaction,
out of touch
with the world: I'll tell you
what I meant to be-
a device that listened.
Not inert: still.
A piece of wood. A stone.Why should I tire myself, debating, arguing?
Those people breathing in the other beds
could hardly follow, being
uncontrollable
like any dream-
Through the blinds, I watched
the moon in the night sky, shrinking and swelling-I was born to a vocation:
to bear witness
to the great mysteries.
Now that I've seen both
birth and death, I know
to the dark nature these
are proofs, not
mysteries-Parados
Molto tempo fa, sono stata ferita.
Ho imparato a esistere, come reazione,
senza contatti
con il mondo: vi dirò
cosa volevo essere -
un congegno che ascoltava,
non inerte: immobile.
Un pezzo di legno. Una roccia.
Perché dovrei stancarmi a discutere e ribattere?
Quelle persone che respiravano negli altri letti
riuscivano a malapena a seguirmi, essendo
incontrollabili
come qualunque sogno -
attraverso le tende, guardavo
la luna nel cielo notturno restringersi e gonfiarsi -
Ero nata con una vocazione:
essere testimone
dei grandi misteri.
Ora che ho visto sia
la nascita che la morte, so
che per la natura oscura esse
sono prove, non
misteri -
Ad ogni poesia che leggevo, scoprivo un’altra Louise Glück. E più leggevo i suoi versi, più volevo continuare a leggerne.
Prima del Nobel, il nome di Louise Glück era pressoché sconosciuto in Italia. Della sua corposa opera esisteva solo una raccolta tradotta in italiano. Averno – questo il titolo della raccolta – era stata portata sugli scaffali delle librerie italiane da un coraggioso libraio con la vocazione di editore, la Libreria Dante & Descartes, che la pubblica su suggerimento di un amico editore spagnolo. Esce così nel 2019 Averno, la decima raccolta di poesie di Glück.
Louise Glück era entrata nella mia vita da appena qualche settimana quando sono partita per gli Stati Uniti. In una vecchia libreria di New York ero riuscita ad acquistare una copia di Louise Glück. Poems 1962-2012, un volume di oltre seicento pagine edito da Farrar, Straus and Giroux che raccoglieva tutti i versi di questa spietata poeta dal suo debutto, Firstborn (1968), fino a A Village Life (2009), undici libri in quattro decenni.
Il volume non ha un’introduzione – e in effetti non ce n’è bisogno.
La poesia di Glück a prima vista può sembrare una poesia confessionale e molto personale, in realtà non lo è affatto. I suoi versi sono immediati, le parole sono selezionate con una precisione quasi chirurgica. Talvolta alcune osservazioni possono apparire oscure ma senza trasmettere al lettore un senso di confusione, quanto piuttosto un invito a partecipare, a completare la storia. Durante il discorso di ringraziamento per il ricevimento del premio Nobel, Glück ha sottolineato come da sempre si sia sentita attratta “dalle poesie alle quali l'ascoltatore o il lettore davano un contributo essenziale”.
Il mondo di Glück è sempre un mondo osservato da lontano, come sottolineato da un critico del New York Times che così commenta il suo sguardo “quasi come se fosse visto attraverso la parte sbagliata di un telescopio, rimosso con trasparenza dallo spazio e del tempo”. Il linguaggio evocativo e liricamente aggraziato della poeta americana esplora esperienze personali come le relazioni familiari e l’invecchiamento. È però anche un mondo solido, pieno di allusioni e riferimenti al mondo reale e che il lettore ben conosce: la cultura classica, i miti greci, la natura, luoghi reali o immaginari, il cibo. E, a intervalli, osservazioni puntuali e immediate. Così da personale quel mondo diventa universale e anzi, personale per ciascun lettore.
Da Ceremony (Meadowlands, The Ecco Press, 1997; Il Saggiatore, 2022)
(…)
Pleasure maybe but not
joy. When you make artichokes,
make them for yourself
(…)
Piacere forse ma non
gioia. Quando cucini i carciofi,
preparali per te.
Illustrazione di Enea Brigatti per Senza rossetto
Nata a New York nel 1943 da genitori ebrei ungheresi immigrati negli Stati Uniti a inizio del XX secolo, Louise Glück ha cominciato a scrivere poesie in tenera età incoraggiata dalla madre Beatrice – laureata in francese al Wellesley College del Massachusetts, in un’epoca in cui era raro che una donna frequentasse l’università – pubblicando sua prima raccolta di poesie, Firstborn, nel 1968 a soli venticinque anni.
Da allora, Louise Glück ci ha regalato tredici raccolte poetiche. Ha vinto tutti i principali premi di poesia americana: nel 1993 aveva già ricevuto il premio Pulitzer per la poesia con Wild Iris / L'iris selvatico (The Ecco Press 1992; Giano Editore 2003, Il Saggiatore 2020); nel 2003 il prestigioso titolo di Poet laureate; nel 2014 il National Book Award per la poesia con Faithful And Virtuous Night; nel 2020 infine il premio Nobel per la letteratura nel 2020.
Dopo il conferimento del premio Nobel, l’opera di Louise Glück è finalmente arrivata anche in Italia: Il Saggiatore ha acquistato l’opera completa e dal 2020 ha pubblicato sei raccolte.
Louise Glück muore il 13 ottobre 2023, all’età di ottant’anni. Quando viene a mancare un poeta mi consolo pensando che è uno di quei rari momenti in cui un pubblico più ampio si avvicina alla poesia di quell’autore. In questo caso però ero inconsolabile: la morte ci ha derubato delle sue raccolte future. Leggendo Glück quello che non si riesce a smettere di pensare è che se ne vorrebbe leggere ancora, ancora.
Ndr: le traduzioni in italiano delle poesie di Louise Glück sono opera dell’autrice.
Vera Linder è nata a Milano nel 1992 e ha vissuto a Innsbruck, Venezia e Trento. Dal 2018 è tornata a vivere a Milano, dove lavora in editoria. Scrive poesie da quando riesce a ricordare e ha frequentato il Summer Writing Program della Naropa University a Boulder (Colorado) dal 2015, avvicinandosi alla poesia americana contemporanea. Ha tradotto Mappe di John Freeman per La Nave di Teseo. Nel 2022 è uscita la sua prima raccolta di poesie, Corpus in a tongue, edita da Arcipelago Itaca Edizioni.
Cose belle che abbiamo letto in giro
I recenti dati diffusi dall’INPS sui lavoratori dipendenti italiani mostrano in maniera netta il divario di genere nelle retribuzioni medie.
Bye bye Tibériade di Lina Soualem racconta la versione delle donne sull’espropriazione, l’esilio e il conflitto israelo-palestinese.
Se siete fan dell’MCU saprete che è appena arrivato al cinema The Marvels, l’ultimo film della serie, questa volta dedicato a tre supereroine (ma la critica è piuttosto tiepida al riguardo).
E rimanendo in sala: non si ferma la corsa di C'è ancora domani di Paola Cortellesi, che diventa il film italiano con l’incasso più alto dall’inizio della pandemia.
Cosa ne pensate del memoir di Britney Spears?
È uscito un nuovo libro di Veronica Raimo. Ed è tornata pure Emma Cline.
Federica Bosco riflette sul romance e la sua cattiva nomea.
Il 3 dicembre saremo ospiti di Grattala! un collettivo che organizza eventi itineranti in giro per Milano. Alle 16.30 in zona via Padova, insieme all’attrice Jasmine Monti, leggeremo alcuni testi che abbiamo selezionato e ve li racconteremo. E per chi vuole, a seguire ci sarà anche un momento di open mic, in cui proporre le proprie di letture. Per partecipare bisogna scrivere a scriviagrattala@gmail.com.
C’è ancora un po’ di tempo per rispondere al questionario su Porno di Polly Barton (La Tartaruga, 2023) che abbiamo preparato in vista dell’ultimo appuntamento dell’anno del bookclub di Senza rossetto (che sarà il 29 novembre alla libreria Verso di Milano). Qui per acquistare il libro e partecipare, mentre il questionario, a cui si risponde in maniera assolutamente anonima, si compila qui.
A presto,
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