Lo ammettiamo, nessuna delle due è un tipo particolarmente sportivo. Giulia C. pratica Pilates, Giulia P. (se va bene) cammina molto. Non seguiamo le gare in tv, abbiamo visto a malapena le Olimpiadi la scorsa estate, conosciamo i nomi di pochi atleti.
Ma, come saprete se ci seguite da un po’ di tempo, questa newsletter è l’occasione anche per noi per colmare alcune delle nostre lacune, invitando persone brave e competenti a parlare di temi che conosciamo poco.
Per questo oggi parliamo di sport, ma soprattutto parliamo di professionismo in Italia. Perché, come ci racconta Elena Marinelli, per molte sportive italiane questo riconoscimento è ancora un miraggio.
Si tratta di atlete che si allenano intensamente tutti i giorni, conquistano trofei e medaglie rappresentando l’Italia in diverse competizioni, ma ancora non hanno accesso al professionismo e a tutte le tutele che ne deriverebbero.
Perché? Ma soprattutto: le cose stanno cambiando?
Illustrazione di Enea Brigatti per Senza rossetto
Iniziare a giocare
di Elena Marinelli
C’era una volta il professionismo
Sanremo 2021. Ospite della seconda serata del Festival c’è Cristiana Girelli, calciatrice della Juventus Women e della Nazionale italiana femminile che in quei giorni ottiene la qualificazione agli Europei previsti a luglio 2022. Girelli è intervistata da Amadeus riguardo all’esplosione di consenso attorno al suo sport e l’attaccante dice due cose, tra le altre, da mandare a memoria, utili per riassumere ciò che il calcio femminile italiano ha significato sino a qui.
La prima. Dal Mondiale 2019, in cui la Nazionale è arrivata ai quarti di finale – non accadeva dal 1991, dalla prima edizione della competizione – la percezione e la considerazione del movimento sono cambiati a livello di pubblico e il risultato positivo permette con più forza di dire la propria, di avanzare richieste, di dimostrare la qualità del movimento e dunque di fare passi avanti.
La seconda. Girelli mette l’accento sulla mancanza di rappresentazione: dice che quando era piccola e iniziava a giocare – parliamo della fine degli anni Novanta – sapeva che «Il calcio femminile esisteva» ma aggiunge: «io non sapevo che le ragazze giocassero a calcio».
Al Mondiale 2019 si incrina un pregiudizio, ma non per caso: l’exploit sportivo è il risultato di anni (dal 2015 della Fiorentina femminile al 2018 di Milan e Roma, con altri casi nel mezzo) in cui alcune società di calcio hanno investito soldi e risorse nelle divisioni femminili, tanto sulle giocatrici, quanto sullo staff atletico e tecnico, sul potenziamento delle strutture di allenamento. In sostanza hanno costruito una base sia per poter ricevere l’attuazione del piano verso il professionismo, imprescindibile per lo sviluppo di tutto il movimento, sia per poter accelerare questo processo perché maggiori investimenti significano maggiori risultati, maggiore interesse negli eventi sportivi e nella performance stessa, maggiore pubblico e quindi interesse e qualità complessiva maggiore.
Oggi le calciatrici di molte squadre di serie A (Juventus Women, Milan, Roma, Sassuolo per fare gli esempi in cima alla classifica del campionato in questo momento) lavorano quotidianamente, si allenano e si preparano come professioniste, immaginano una carriera e un futuro e possono competere a livelli europei, ma ciò che è all’orizzonte colma il punto di partenza, istituisce una parità, un punto comune a tutte da cui poter costruire un futuro possibile.
La prima disciplina sportiva femminile che diventerà professionistica in Italia sarà quella più seguita, amata e popolare di tutte, dunque, e sarà sperabilmente capofila di un’idea di equità e crescita, prima ancora che di un contesto di lustrini e successo: ciascuna calciatrice come potenzialmente ciascuna atleta italiana avrà accesso allo sport come mestiere.
Da dove si è partiti
23 marzo 1981. È la data di promulgazione della legge n.91, che mette i paletti giuridici e amministrativi del professionismo nello sport: l’articolo 2, però, rimanda alle singole Federazioni sportive e al CONI per stabilire le differenze tra un’attività professionistica da una dilettantistica.
Con quattro capi e diciotto articoli, la legge norma le basi per disciplinare, tra le altre cose, il lavoro sportivo, le tutele sanitarie e gli indennizzi per i lavoratori e storicamente le società sportive femminili non sono state riconosciute all’interno di questa cornice giuridica dalle diverse Federazioni: questo è il motivo quarantennale per cui lo sport femminile è dilettantistico in Italia; inoltre, né il CONI né le Federazioni singolarmente hanno fatto un passo nella direzione di aggiornamento.
Se lo sport quindi non può essere un lavoro – non si guadagna abbastanza, non si hanno tutele in caso di infortunio o di maternità ad esempio, non esiste uno status di lavoratrice dello sport, con tutti gli oneri e i diritti che comporta – allora non può essere un progetto di lunga durata, non si possono investire le risorse e il tempo necessari e un movimento sportivo riuscirà a crescere di conseguenza molto poco. Soprattutto: nessun talento che non si trovi in una situazione di privilegio potrà mai emergere.
Nel 2019 durante il Campionato del Mondo il movimento vive un punto di svolta, la nostra Nazionale accende una scritta lampeggiante enorme: con i mezzi giusti, possiamo ottenere risultati eccezionali. Leggi: con pochi anni di investimenti corretti siamo arrivate sino a qui, dove nessuno pensava di poterci celebrare, a competere con le migliori nazionali di calcio femminile del mondo, rappresentative di Paesi in cui la disciplina ha già fatto molti passi avanti in termini di preparazione ma soprattutto di crescita economica.
Domani
2 marzo 2022. È il termine ultimo entro il quale le Federazioni nazionali sportive potranno deliberare il passaggio al professionismo di campionati femminili, per poi diventare effettivo il 31 dicembre 2022.
Professionismo vorrà dire dunque il riconoscimento del lavoro e delle tutele lavoristiche e previdenziali e sarà la premessa per accedere al «Fondo per il professionismo negli sport femminili», diviso in due opportunità di crescita: far fronte alle ricadute prodotte dall’ultima emergenza sanitaria e pensare alla riorganizzazione e al miglioramento delle infrastrutture sportive, al reclutamento e alla formazione delle atlete, alla qualifica dei tecnici, alla promozione, alla sostenibilità economica della transizione al professionismo e all'allargamento delle tutele assicurative e assistenziali delle atlete. Un percorso iniziato nel 2020 che si completerà nel 2022.
Non basta infatti una volontà di normare la situazione, di renderla equa dati i risultati ottenuti o le performance già di fatto molto alte rispetto allo status di dilettanti, ma bisogna anche colmare le differenze esistenti rispetto al modo, agli spazi e ai mestieri che girano attorno allo sport. Dilettantistico è significato meno competente, meno formato, meno educato e infine meno remunerativo. Parallelamente, ha contribuito a costruire la narrazione di eventi meno spettacolari e dunque meno affascinanti.
Il calcio femminile: un esempio, altrove
Circa un anno fa, la Football Association inglese ha introdotto un piano strategico in otto punti da attuare entro il 2024, per promuovere la crescita sostenibile del calcio femminile nel Regno Unito, uno dei movimenti più interessanti e di successo a livello internazionale.
Si intitola Inspiring Positive Change, è un manifesto che coniuga principi come l’accesso in età scolare allo sport allo sviluppo d’eccellenza all’interno delle competizioni, fino a definire nero su bianco un obiettivo preciso in vista dell’Europeo casalingo del 2023. Early participation, Development participation, Club player pathway, Elite Domestic Leagues and Competitions, England e infine Football For All sono i sei punti a cui si aggiungono due che riguardano il Coaching, dedicato quindi alla formazione delle allenatrici, e al Refereeing che prevede corsi di avviamento per direttrici di gara.
La parola-chiave di questo programma sta però fuori dagli otto punti e alla base di essi: la sostenibilità del calcio femminile, quindi la creazione di un movimento sportivo che si alimenti e di continuo si aggiorni, rimanendo competitivo, per riuscire ad avere un prodotto vendibile in tutto il mondo. È solo una questione di soldi? Dipende da come si usano, principalmente.
Ancora dilettanti, ma con i numeri
Dalla stagione 2021/2022 una partita a settimana di serie A del campionato femminile italiano è trasmessa da LA7 in chiaro e sempre a partire dall’edizione 2021/2022 e fino al 2025 la Champions League femminile sarà disponibile in streaming gratuito su YouTube e per gli abbonati DAZN.
L’accesso in chiaro è una chiave essenziale nel processo di accreditamento del movimento e forse l’aspetto che più di altri ha il sapore della sfida, perché mira a coinvolgere il pubblico, a fare a pezzettini il pregiudizio culturale e a costruire un’abitudine di visione attorno a certi eventi, che devono inserirsi in una routine di partecipazione e di comunicazione.
Una delle partite principali del campionato di serie A giocate sino a qui, Roma – Juventus dello scorso 2 ottobre, ha registrato 235mila spettatori su La7 per il 2% di share.
È tanto? È poco? Non esiste uno storico a cui ci si può rapportare o partite di calcio maschili sulla stessa rete con cui fare un raffronto, ma sappiamo che c’è una crescita progressiva di pubblico settimana dopo settimana. Allo scorso Festival dello Sport di Trento Francesca Brienza, conduttrice del programma di pre e post partita su La7 e Ludovica Mantovani, Presidente della Divisione Calcio femminile della FIGC, hanno commentato insieme a Beatrice Merlo, calciatrice dell’Inter, la situazione di passaggio del calcio femminile italiano e le prime giornate di campionato, dimostrando al contempo sorpresa e soddisfazione per la risposta del pubblico televisivo e mettendo l’accento sulla rappresentazione positiva dei modelli alternativi – anche femminili e non solo maschili – che possono spingere più di qualcuna a iniziare una scuola calcio tutta femminile.
Il principio di progressione è semplice: si rende visibile un evento più volte, lo si definisce reiterabile, il pubblico aumenta, e infine cresce l’investimento su di esso, innescando un circolo virtuoso che a livello europeo hanno compreso alla perfezione: il video promozionale molto efficace della nuova Champions League femminile 2021/2022 non a caso si intitola We all rise with more eyes.
Il pubblico, questo sconosciuto indistinto, in realtà c’è, c’è sempre stato, ma forse non si vedeva.
Lo sport in TV – basti pensare ai campionati del mondo, alle Olimpiadi – produce un effetto-imitazione fondamentale: non esiste una grande impresa o un grande movimento sportivo che non affondi le sue radici in un momento storico in cui una quantità enorme di ragazzini ha deciso di voler fare la stessa cosa.
La rappresentanza femminile nello sport significa anche questo: conoscenza, rendersi conto che esiste un’alternativa possibile, guardarsi allo specchio e riconoscersi e quindi iniziare a giocare.
Elena Marinelli vive e lavora a Milano. Ha scritto Steffi Graf. Passione e perfezione (66thand2nd, 2020) e Il terzo incomodo (2015). Legge i libri degli altri per ilLibraio.it, scrive di tennis e calcio per l'Ultimo Uomo e con Giorgia Bernardini fa Goleadora, un podcast di Zarina sul calcio femminile. Ha una newsletter che somiglia a un blog e si chiama Novelz. La trovate spesso su Instagram.
Cose belle che abbiamo letto in giro
Ancora sullo sport: le discipline femminili iniziano a essere sempre più attraenti per gli investitori.
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In Colombia c’è un servizio telefonico contro la violenza sulle donne: a chiamare sono gli uomini.
Nel nuovo podcast Les Diaboliques per storielibere.fm, Chiara Tagliaferri racconta la storia di Angela Giussani, inventrice di Diabolik, e della sorella Luciana.
Il tentativo di fuga da una relazione tossica nel romanzo Atti di sottomissione di Megan Nolan, in libreria per NN editore.
Il dating online è cambiato negli ultimi anni? Un’analisi di Elisa Lipari su Siamomine.
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Più di 30.000 donne polacche sono ricorse all’aborto illegale o sono andate a praticarlo all’estero da quando la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza è diventata più restrittiva.
Donne al potere: davvero nella storia sono state così poche?
Su Fox e Sky On Demand è iniziato American Crime Story: Impeachment, la nuova serie di Ryan Murphy che racconta lo scandalo Lewinsky.
È uscito, per la prima volta in traduzione italiana, La meridiana di Shirley Jackson (Adelphi). E poi vi segnaliamo Le cattive di Camila Sosa Villada (Sur).
A presto,
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