A giugno di questo 2024 ricorre il cinquantesimo anniversario della prima pubblicazione de La storia, il romanzo più famoso, più amato e allo stesso tempo più criticato di Elsa Morante. Proprio in questi primi giorni dell’anno, Rai Uno ha mandato in onda le puntate iniziali di un nuovo adattamento televisivo con la regia di Francesca Archibugi (non è il primo, già nel 1986 Luigi Comencini ne fece una miniserie con Claudia Cardinale nel ruolo della protagonista Ida).
Per chi non lo conoscesse, La Storia racconta le vicende di Ida Ramundo, maestra elementare di origini ebree, nella Roma degli anni della guerra e dell’immediato dopoguerra, tra il 1941 e il 1947. Il libro, che conta quasi 700 pagine, fu pubblicato nel 1974 direttamente in edizione tascabile nella collana Gli Struzzi di Einaudi per volere della stessa Morante; fu un successo di pubblico, ma scatenò un enorme dibattito critico, politico e culturale che durò un anno intero e coinvolse molti tra i più importanti intellettuali dell’epoca.
Per queste ragioni, ma soprattutto perché a distanza di decenni resta una strepitosa esperienza di lettura, La storia è il primo libro che leggeremo per il bookclub di Senza rossetto nel 2024. Ne parleremo come sempre alla libreria Verso di Milano (o in collegamento da remoto con chi non può partecipare personalmente) mercoledì 20 marzo dalle 19:00. Per partecipare, basta acquistare questo o un altro libro a vostra scelta da Verso e specificare che volete iscrivervi all’incontro. Potete anche acquistarlo online (Verso spedisce in tutta Italia), questo il link diretto. E qui il canale Telegram dedicato al gruppo di lettura per restare sempre aggiornati e aggiornate.
Noi Giulie e la nostra compagna di avventure Ludovica Lugli, giornalista del Post e host del podcast di libri Comodino, abbiamo già iniziato a leggerlo durante le vacanze natalizie; anche tra noi è nato un dibattito sul libro e una forse malsana ossessione per Morante, la scrittrice, la donna e i punti di contatto tra le due, come racconta oggi Ludovica nella newsletter.
Prima di lasciarvi alla lettura, visto che apriamo l’anno parlando di bookclub, vogliamo darvi una notizia che speriamo renderà felice chi ci segue da Torino. Insieme al Circolo dei Lettori abbiamo ideato un gruppo di lettura che si terrà in tre incontri mensili durante la primavera. Si tratta di un progetto speciale, in cui analizzeremo un testo in tre episodi: Everybody. Un libro sui corpi e sulla libertà di Olivia Laing (Il Saggiatore, 2022). Il saggio di Laing sarà un primo spunto per ampliare la riflessione ad altri testi, film e serie tv che parlano di corpo come motore di liberazione individuale e collettiva. Le modalità per partecipare sono specificate sul sito del Circolo dei Lettori. Il primo appuntamento è per il 15 febbraio dalle 19:00; vi consigliamo di arrivare avendo letto fino a pagina 109 compresa del libro.
Elsa Morante e i suoi gatti
Un futile passatempo suscitato da un innamoramento, letterina di inizio anno
di Ludovica Lugli
La mia bolla sui social mi ha dato l’impressione che si sia diffusa una moda di fare la maglia o l’uncinetto negli ultimi tempi. Io invece ho sfruttato i tranquilli primi giorni dell’anno nell’esercizio di un ben più futile passatempo, forse addirittura peccaminoso: indagare sulla vita personale di una scrittrice. Ho letto un libro di memorie sulla sua infanzia scritto da uno dei suoi fratelli (senza il suo consenso, sono spinta a credere), ho cercato tra recensioni e altri articoli su di lei la conferma di un’ipotesi che mi ero fatta e ho addirittura cercato l’atto di nascita di sua madre per scoprire dove fosse nata.
Non sono mai stata davvero una fan di qualcuno o qualcosa. Per indole non mi è mai capitato di provare sentimenti d’interesse così forti per qualcuno che non conosco, nemmeno per gli artisti che pure ammiro. Però mi è capitato di essere così tanto affascinata dal lavoro creativo di una persona da voler cercare di capire come funzionasse la sua mente. È un lavoro di immaginazione, con tratti da mania. Fantastico per giorni sulla vita e i trascorsi di quell’artista e frugo tra gli anfratti della sua pagina su Wikipedia e oltre. È un interesse analogo a quello dei fan? Sono arrivata a spiegarmelo così: nasce quando il cervello trasforma una persona in un personaggio. Sarà un percorso simile a quello che conduce alla scrittura delle fanfiction, i romanzi basati su personaggi inventati da altre persone*? O addirittura a quello che porta alla scrittura di qualsiasi romanzo?
A dicembre con le Giulie abbiamo deciso di leggere per il bookclub di Senza Rossetto, La Storia di Elsa Morante. Inizialmente ero poco convinta, ricordavo un tentativo fallito di lettura adolescenziale, ma le ragioni per sceglierlo c’erano: è un romanzo importante del Novecento, uno dei pochi scritti da una donna a essere citato nelle antologie scolastiche, e quest’anno ricorrono i 50 anni dalla pubblicazione e sulla Rai c’è una nuova serie tv dedicata. Ero più attratta però da Menzogna e sortilegio, il primo romanzo di Morante, a giudicare dalle sinossi più nelle mie corde: una storia famigliare raccontata a distanza di anni da una narratrice immersa negli echi della memoria.
Quindi ho cominciato con quello e quando l’ho finito mi sono ritrovata a fare un pensiero un po’ infantile per i miei 32 anni: “questo deve essere il mio libro preferito!”. Poi ho cominciato a leggere La Storia, ma continuavo a pensare ai personaggi di Menzogna e sortilegio, e alle somiglianze tra loro e i personaggi della Storia.
Non faccio spoiler, in particolare su Menzogna e sortilegio, forse meno letto, ma dirò questo: nella cronologia della vita di Morante riportata da Einaudi in fondo ai suoi libri, e nella sua biografia su Wikipedia, sono menzionate due cose sulla famiglia d’origine della scrittrice che la accomunano ad alcuni suoi personaggi. La prima è piuttosto insolita e nella cronologia è inserita in modo abbastanza laconico:
Elsa Morante nasce a Roma, in via Aniero 7, il 18 agosto 1912; è figlia di Irma Poggibonsi – moglie di Augusto Morante – e Francesco Lo Monaco.
Elsa Morante in pratica non era figlia dell’uomo di cui portava il cognome e con cui la conosce il mondo. Wikipedia dice qualcosa in più:
del padre naturale, che lei credeva essere solo il padrino, la Morante venne a sapere solo a 14 anni.
Ora in Menzogna e sortilegio c’è un personaggio che si chiama Monaco di cognome e un altro che si chiama Francesco di nome. E sia lì che nella Storia ci sono figli che non hanno per padri gli uomini con cui le loro madri erano sposate. Ho cercato la fonte della voce su Wikipedia, apparentemente più informata. È Maledetta benedetta, che fu scritto da uno dei due fratelli di Morante, Marcello, e pubblicato da Garzanti nel 1986, cioè un anno dopo la morte della scrittrice. È un libro che dopo la prima edizione non è più stato pubblicato e peraltro, ho scoperto, è piuttosto introvabile per chi compra e vende libri usati. Ce ne sono parecchie copie nelle biblioteche, compresa quella di Modena, la mia città d’origine.
La soluzione è già nelle prime pagine:
Non solo Elsa, ma nemmeno Aldo, io, Maria eravamo figli di Augusto. Il quale, non avendo consumato il matrimonio (probabilmente non aveva mai fatto l'amore nemmeno con altre in modo completo) non aveva figli. (…)
Secondo la mamma, il suo matrimonio, al quale era arrivata a 28 anni nella più totale ignoranza dei fatti sessuali (e su questo punto non ho ragione di dubitare), non era stato un matrimonio d'amore. (…)
Resa definitiva nel tentativo di consumare il matrimonio, rinunzia all'annullamento; questi furono i patti di base della convivenza tra Augusto e la mamma.
Ma si aggiunsero, subito o a breve distanza, altri patti.
Mia madre poteva rinunziare all'annullamento (e quindi a un altro matrimonio) ma non ai figli; donde la necessità del consenso a scegliere un padre diverso.
Il libro di Marcello Morante, che suppongo non avrebbe fatto piacere a Elsa se fosse stato pubblicato quando lei era ancora in vita, dice molto anche del carattere difficile, iracondo e orgoglioso della madre Irma, del suo particolare rapporto con Elsa, talentuosa fin da bambina, dei giochi e delle invidie tra i fratelli. Chissà se ci si può fidare di ciò che racconta (lui stesso traccia dei legami tra i diversi familiari e i personaggi inventati dalla sorella: forse ha stiracchiato la realtà?) ma l’idea che ci si fa leggendo il suo resoconto è che Anna, Cesira, Elisa, il Butterato, Alessandra ed Edoardo, cioè gli apparentemente molto bizzarri personaggi di Menzogna e sortilegio, siano il prodotto di un mescolamento e di una ridistribuzione delle caratteristiche dei parenti di Morante.
L’altra cosa che avevo notato della cronologia della vita di Morante è il fatto che sua madre viene definita «ebrea originaria di Modena». Per campanilismo l’ascendenza modenese mi ha subito interessate e allora ho cercato tracce di Irma Poggibonsi (o meglio Poggibonzi, ho poi verificato) sul Portale Antenati, che permette di consultare parte degli atti di nascita, di morte e di matrimonio conservati negli archivi di stato italiani (l’ho fatto per scoprire i nomi dei nonni e dei bisnonni dei miei nonni). Questo è il suo atto di nascita, che mi ha permesso di scoprire la via della usa casa natale, per cui sarò passata migliaia di volte nella mia vita, e i nomi dei suoi genitori.
La nonna di Elsa Morante si chiamava Elisa (come la narratrice di Menzogna e sortilegio) D’Angeli (il cognome di un personaggio secondario della Storia). Il nonno Flaminio. Ho trovato anche traccia di due zie di Morante, tali Irene e Aldina. Maledetta benedetta parla di una zia materna di nome Nice: sospetto che fosse un soprannome. In ogni caso anche questi nomi ritornano: guardate l’albero genealogico di Ida, la protagonista della Storia, disegnato dalla stessa Morante.
Anche Ida, come Morante, aveva una madre ebrea. E probabilmente come Morante si preoccupò, negli anni del fascismo e dell’occupazione nazista dell’Italia di nascondere tale ascendenza. Irma ci riuscì: sul suo atto di nascita non è riportata la dicitura «razza ebraica» aggiunta nel 1938 all’atto di nascita di sua sorella Irene, ad esempio. Sospetto che Aldina fosse Nice, di cui Marcello Morante dice che morì «in carcere, di tisi» ma non ho prove. In altro libro in cui ho trovato informazioni, Festa per Elsa, c’è un estratto diaristico di Adriano Sofri che racconta che Morante gli raccontò di una zia «Alice [sic] morta di tifo in carcere per frasi filotedesche nella Prima guerra mondiale».
Nelle stesse annotazioni, in cui la prima persona di Morante che racconta si mescola alla terza, Sofri dice un’altra vicenda che credo aggiunga qualcosa alla comprensione della persona che era Morante dopo la lettura dei suoi libri:
Figli ne volevo avere, Moravia no, e quindi non con lui, e nemmeno con Bill Morrow. Un altro glielo chiese, e lei accettò. Il futuro padre era anche ricco e questo non nuoceva. Ma i medici le dicono che c'è il rischio che nasca infelice; se no, deve operarsi, ma non è garantito che l'operazione resti parziale. Allora rinuncia. Ma è una gran rinuncia. Per tutta la vita ha sofferto per un aborto, fatto a 19 anni.
Mi fermo qui: per gli spoiler, per il limite di caratteri della newsletter e perché non so quanto condividiate questo mio interesse.
Concludo spiegando perché all’inizio di questa letterina ho usato l’aggettivo “peccaminoso” per descrivere le mie attività di indagine sulla biografia di Morante. Le ragioni sono due.
La prima è che Elsa Morante è una di quegli scrittori che hanno detto chiaramente «non fate pettegolezzi»: per lei dovevano essere le sue opere, cioè i suoi libri, a parlare per lei, non le vicende biografiche. La sua vita privata è stata spesso raccontata sulle riviste come gossip, per via del suo successo, ma anche per il suo legame – prima il matrimonio, poi una separazione mai sancita con il divorzio – con Alberto Moravia, per le altre relazioni che ebbe dopo, per le amicizie con tanti altri intellettuali come Pier Paolo Pasolini, e per il suo rifiuto della mondanità e la sua vita ritirata. Tuttavia Morante non assecondava i racconti sulla sua vita, e non praticamente non dava interviste. Giudicherebbe male le indagini e le elucubrazioni sui suoi personaggi di una semplice lettrice? Sto offendendo l’autrice del mio libro preferito?
La seconda è che mi domando dove siano i confini tra la curiosità legittima, la curiosità pettegola e un sentimento più morboso. Il fatto che la persona oggetto di interesse sia morta da decenni e che i suoi eredi abbiano già fatto la legittima scelta di pubblicare una buona parte di suoi scritti privati legittima che si coltivi la curiosità? O è comunque invadente o poco rispettoso?
Non ho risposte – ma mi interessano le vostre opinioni, se ne avete e avrete voglia di rispondere a questa newsletter. Intanto, rispolverando certe attitudini cattoliche residue, mi sono confessata a voi. Ora un’Ave Maria e posso tornare a sfogliare L’amata.
Ludovica Lugli è nata a Modena nel 1991 ed è una giornalista del Post. Le piace molto leggere e insieme a Giulia Pilotti chiacchiera nel podcast Comodino. Su Twitter la trovate come @Ludviclug, su Instagram come @ludoviji.
Cose belle che abbiamo letto in giro
Zerocalcare racconta su Internazionale la storia di Ilaria Salis, detenuta in Ungheria da 10 mesi.
Vi è piaciuto Saltburn di Emerald Fennell?
Perché si è tornati a parlare di quel gran classico che è Mean Girls.
Le giornaliste che si occupano di questioni di genere in Argentina raccontano di un clima sempre più teso e pericoloso dopo l’elezione di Javier Milei.
Alcune attrici di Hollywood hanno deciso di produrre di proprio pugno (e tasca) i film di cui sono protagoniste, ma non solo. Tra le tante citate nella newsletter Singolare, femminile (che vi consigliamo!) ci sono anche Margot Robbie ed Emma Stone, fresche di Golden Globe.
Sta per arrivare la quarta stagione di True Detective - Night Country. Le protagoniste sono Jodie Foster e Kali Reis e si può vedere dal 15 gennaio su Sky Atlantic e NowTv. Mentre su Disney+ è già disponibile Echo, miniserie Marvel su una nuova supereroina indiana della tribù Choctaw, e sorda, interpretata da Maya Lopez.
Perché ci sono pochi corsi di studi femministi nelle università italiane.
È uscito il libro postumo di Michela Murgia.
Come Agatha Christie ha creato il romanzo giallo per eccellenza.
Due bei progetti alla ricerca di sostenitori: il primo è un podcast, dedicato a una coppia che ha scelto di intraprendere un percorso di gestazione per altri; il secondo è un calendario del 2024 che racconta alcuni dei luoghi che hanno fatto la storia della comunità queer.
A presto,
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