In una scena della terza stagione della serie Bridgerton, due delle protagoniste (Pen ed Eloise) dopo aver litigato e rischiato di mettere a repentaglio la loro decennale amicizia, fanno pace e tra le prime cose che si chiedono l’un l’altra c’è cosa stiano leggendo.
Una domanda importantissima anche nell’amicizia tra noi Giulie, e in molte delle amicizie che coltiviamo, per esempio quella con Ludovica Lugli e Giulia Pilotti, che insieme scrivono e conducono il podcast de Il Post Comodino (in cui una volta al mese parlano —appunto — di libri) e che abbiamo scomodato per la prima newsletter di questo 2025.
A proposito, come avete iniziato l’anno? Avete seguito il nostro rito di fine anno? Siete ancora in tempo per farlo!
Ma torniamo a noi: tra le varie forme che ha assunto Senza rossetto nel tempo, da qualche anno c’è quella dei gruppi di lettura, occasioni in cui ci riuniamo con alcune e alcuni di voi per parlare di letteratura. La nostra esperienza più longeva è quella in collaborazione con la libreria Verso di Milano e con la stessa Ludovica; stiamo per iniziare il quarto anno di questa bellissima avventura, il primo appuntamento è previsto per il 5 febbraio per discutere intorno a Intermezzo di Sally Rooney. E presto arriveranno novità anche per chi vive a Torino.
Questa attenzione intorno ai libri ci ha portate a dedicare a questo tema la prima newsletter di ogni nuovo anno e quindi, anche questo gennaio, eccoci qui. Come dicevamo, abbiamo scomodato Ludovica e Giulia per chiedergli cosa hanno imparato facendo un podcast sui libri. Loro hanno risposto a modo loro: in una conversazione intima che racconta il loro metodo, ma anche le loro abitudini di lettrici, i loro buoni propositi di lettura per il nuovo anno, e molte altre cose intorno al loro rapporto coi libri.
Una conversazione per chi come noi, parafrasando Elsa Morante, “La frase d'amore, l'unica, è: cosa stai leggendo?”.
Miniature di comodini nella libreria di Ludovica Lugli
Fare un podcast sui libri
Una conversazione tra Ludovica Lugli e Giulia Pilotti
Ludovica: Vorrei cominciare questa chiacchierata per iscritto facendoti una domanda, ma prima devo contestualizzarla. Un paio di settimane fa io e le Giulie di Senza Rossetto siamo state intervistate per una ricerca universitaria dedicata ai gruppi di lettura per via del bookclub che curiamo insieme da Verso. Tra le altre cose Chiara Faggioli, la ricercatrice con cui abbiamo parlato, ci ha chiesto se per noi riunirci per parlare di libri con altre persone sia un modo per riuscire ad avere con la lettura un rapporto spontaneo, disinteressato e slegato dal dovere. La domanda era dovuta al fatto che molte persone che organizzano gruppi di lettura hanno o hanno avuto a che fare coi libri anche per lavoro, e questo vale un po’ anche per me e le Giulie. Nel mio caso la risposta è no, anche perché in realtà mi occupo di libri solo per una piccola parte del mio lavoro, che ha anche a che fare con le notizie, la divulgazione scientifica e più in generale con il giornalismo applicato ad altri contesti. Di libri mi occupo prevalentemente con Comodino, che però esce solo una volta al mese ed è anche qualcosa di molto divertente da fare. Tu che lavori coi libri molto più di me, che rapporto hai con i libri che invece leggi per piacere? Il lavoro per te ha mai inquinato il rapporto con la lettura personale?
Giulia: Mi piacerebbe molto dirti di no, ma la faccenda è più complicata. Si dice: “scegli un lavoro che ami e non lavorerai un solo giorno in vita tua”, un luogo comune che secondo me è vero a metà. Riuscire a far coincidere passioni e fonti di reddito è senza dubbio una bella fortuna, credo che nessuno potrebbe sostenere il contrario. E in effetti è così che ho scelto la mia strada, quando ho deciso che avrei cercato di trovarmi un posto nell’editoria: mi piace leggere, potrò mica guadagnarci dei soldi? Quello che non sapevo quando ho iniziato a guardarmi intorno in questo ambito è che la sindrome del gelataio esiste anche per chi fa i libri. Se scodelli crema e stracciatella tutto il giorno, la sera probabilmente non avrai voglia di crema e stracciatella. Negli anni mi sono resa conto che quando torno a casa spesso ho più voglia di guardare un film o una serie che di aprire un libro. Leggere mi diverte e mi interessa quanto prima, ma non posso negare che oggi è diventata per me un’attività molto meno spontanea e sorprendente, soprattutto per come scelgo le letture. Se una volta mi interessava tutto – anche perché non avevo letto niente – ora mi lascio guidare un po’ troppo dal mercato: il nuovo libro di quello lì, il caso letterario dell’anno, il vincitore di tal premio. Una deformazione professionale utile a restare sul pezzo, ma che talvolta rende l’esperienza della lettura un po’ troppo meccanica per i miei gusti. Per un po’ mi sono imposta di alternare un classico a una novità, ma ho perso il ritmo. Il tuo comodino segue qualche schema preciso? O ti lasci guidare dall’istinto?
Ludovica: Di regole e regolarità non ne ho mai avute. Sicuramente anche io leggo molto per lavoro: spesso è saggistica che mi serve per fare ricerca su un argomento di cui mi sto occupando o di cui il Post potrebbe essere interessato a pubblicare un estratto (questo nel caso di nuove uscite), ma può essere anche narrativa. Mi capita di farlo per esempio quando sta per arrivare un anniversario che riguarda uno scrittore importante e abbiamo deciso di dedicargli un pezzo biografico o di storia editoriale.
Per quanto riguarda la vita privata, diciamo così, posso dire che molto spesso seguo dei filoni che vanno avanti mesi o qualche anno: nel 2022 ad esempio ho letto cinque romanzi di Muriel Spark e nel 2023 una sfilza di romanzi giapponesi. Prima ancora ho iniziato un recupero – non ancora terminato – di Natalia Ginzburg. Poi sono sensibile anche io alle novità, soprattutto quando c’è un po’ di hype, anche se mi capita di pentirmene.
Poi ci sono i libri di Comodino. Giulia e Giulia ci hanno chiesto di raccontare come scegliamo quelli di cui parliamo nelle puntate e devo dire che non mi sembra facilissimo spiegarlo in modo sintetico senza menzionare caso per caso tutte le scelte che abbiamo fatto. Approssimando un po’ direi che cerchiamo di mettere insieme i nostri gusti personali e quello che ci sembra possa essere un interesse generale. Detto in altre parole: se parliamo di libri molto molto peculiari, che si rivolgono a una nicchia di lettrici e lettori, è perché pensiamo che possano essere un punto di partenza per un discorso più ampio. Tipo quando ti ho parlato del romanzo metaletterario filippino di Gina Apostol.
Giulia: A me piace anche che siamo lettrici molto diverse e che anche se partiamo dallo stesso principio – scegliere titoli che possano introdurre argomenti più ampi ed extra-letterari da affrontare nel corso di ogni puntata – i nostri radar non sono tarati nello stesso modo e raramente le nostre proposte potrebbero sovrapporsi. Le tue scelte mi sorprendono e mi interessano sempre, che non so se sia il segreto per una relazione romantica duratura (dove secondo me le sorprese a un certo punto vengono declinate solo in negativo), ma sicuramente funziona per noi due quando dobbiamo pensare a una nuova puntata senza annoiarci di noi stesse. Sei d’accordo? Mi ami ancora?
Ludovica: Non posso vivere senza di te! Credo anch'io che il cuore del podcast sia proprio il dialogo: se a parlare di libri fossi da sola, taglierei fuori moltissime cose, e se io e te avessimo gusti e punti di vista identici non avremmo fatto alcune delle puntate migliori. Prima fra tutte quella recente che abbiamo dedicato a Sally Rooney, su cui abbiamo opinioni diverse.
Visto che ne stiamo parlando colgo comunque l’occasione per sottolineare che i libri di cui parliamo non sono libri che consigliamo, come spesso ci dicono le persone che ci scrivono email in risposta alle puntate del podcast. Sono libri di cui parliamo perché pensiamo che possa essere interessante farlo. Per me il consiglio non può quasi mai essere generale, ma sempre personale, cioè da persona a persona: posso consigliare un libro a te, ma non a chi ascolta il nostro podcast. Poi certo alcuni dei libri di cui abbiamo discusso sono molto accessibili e hanno pure avuto un grande successo di pubblico e critica, quindi probabilmente possono essere apprezzati anche da chi ci ascolta.
Io lo capisco l’impulso che ci trasforma un po’ tutti in consigliatrici e consigliatori di libri quando condividiamo sui social l’entusiasmo per una lettura appena conclusa, ma è bene che ci siano contesti in cui si parla di libri (come di qualsiasi altra cosa) non solo in termini di reactions, pollici in su o in giù e stelline.
Giulia: Sono d’accordo, la lettura è una pratica talmente personale che pensare di consigliare un libro a migliaia di persone sconosciute richiederebbe una certa dose di delirio di onnipotenza. Non esistono libri per tutti, ma esistono libri per pochissimi. L’unico autore che consiglio a chiunque indistintamente è David Sedaris, perché mi rifiuto di vivere in un mondo in cui pagine così divertenti non vadano incontro a un plebiscito.
Ludovica: Temo che non proprio tutte-tutte e tutti-tutti siano in grado di apprezzare il suo umorismo, ma sicuramente il mondo sarebbe un posto migliore se fosse così.
Volendo usare il criterio basilare del “mi è piaciuto”, qual è tra i libri di cui abbiamo parlato nel podcast quello che ti è piaciuto di più? E invece quello che consigli di più?
Giulia: Non penso di poter scegliere, cominciano ad essere troppi, ma sono molto felice di aver letto Il male oscuro di Giuseppe Berto, un classico del Novecento italiano un po’ dimenticato che per anni ho pensato fosse un mattone poco digeribile. Ho trovato invece un libro spassosissimo e molto meno faticoso di quanto mi fossi immaginata. Sono una lettrice un po’ sfaticata, il flusso di coscienza mi spaventa sempre. Ma quello di Berto è uno stile che scivola via e Il male oscuro è un romanzo a cui ho ripensato molto.
Per un consiglio polivalente invece andrei su Donna Tartt e in particolare su Dio di illusioni, che negli anni ho davvero consigliato a un sacco di gente, soprattutto a chi mi dice che non legge da un po’ e vuole superare il blocco. Tartt sa sempre come resuscitare la voglia di leggere. Per il buonumore invece consiglio Poverina di Chiara Galeazzi. Tu invece? Vuoi più bene a mamma o a papà?
Ludovica: È dura ma direi La Storia, sia per la categoria libro che mi è piaciuto di più che per quella del libro che consiglio di più. Poi visto che siamo nella newsletter di Senza Rossetto aggiungo che consiglio molto a chi la legge, e che presumo interessata a pensare alla vita e a tutto il resto dal punto di vista delle donne, sia Quaderno proibito di Alba de Céspedes, un romanzo che ci dice molto sulle nostre antenate, che il saggio di Sara Marzullo Sad Girl, che invece propone varie idee di critica culturale contemporanea partendo da una prospettiva femminista di oggi. E per tutte le persone molto curiose e pronte a imbarcarsi in una lettura parecchio lunga aggiungo I libri di Jakub di Olga Tokarczuk, su cui non dico altro perché altrimenti parleremmo solo di quello (ma per chi fosse curiosa c’è un articolo sul Post, oltre alla puntata in cui te lo avevo raccontato).
Passando oltre, le Giulie erano curiose del rapporto che abbiamo con chi ci ascolta in senso contrario, vogliono sapere se i messaggi che ci arrivano ci influenzano.
Giulia: A me sembra difficile individuare una tendenza comune tra gli ascoltatori, sei d’accordo? C’è chi vorrebbe sentire parlare dei libri del cuore e chi ci sottopone il proprio romanzo autopubblicato e non c’è niente di male in questo, ma è importante per noi mantenere una certa indipendenza. Le suggestioni sono comunque sempre gradite, e possono anche aiutarci a ragionare in una direzione piuttosto che in un’altra, ma io anche nella vita preferisco svincolarmi dai gusti degli altri. I libri che mi vengono regalati non li leggo o li leggo dopo un sacco di tempo, e comunque con un po’ di scetticismo. È una sciocchezza – mi sono stati regalati anche libri bellissimi – non so perché lo faccio.
Ludovica: Aspetta, ma io ti ho mai regalato un libro?
Giulia: Me ne hai regalati tre, due quando mi conoscevi da poco. Uno era un libro per bambini sulla noia, l’ho letto perché c’erano le figure. Anche il secondo aveva le figure, e il valore aggiunto di un blurb di apprezzamento di Amy Sedaris. Amando tutta la famiglia, devo dire che sei stata brava, sai come conquistarmi. Il terzo invece è arrivato più di recente: un romanzo di Manlio Cancogni che hai trovato su una bancarella di libri usati e che mi hai regalato dopo che mio padre mi aveva sgridato perché nella puntata di Comodino sullo Strega dicevo di non averlo mai sentito nominare (non l’ho ancora letto, scusa papà).
Io mi sa che non te ne ho regalati, giusto? Essendo stata a casa tua devo aver ritenuto che ne avessi abbastanza.
Ludovica: Scelta saggia. Però mi hai regalato una bellissima finta copia di Persuasione in miniatura abbinata a un comodino da casa delle bambole!
Comunque gli scambi via email più interessanti sono sicuramente quelli che vanno al di là del semplice consiglio, ma che riguardano curiosità e dubbi sul più vasto mondo della lettura e dell’editoria, oppure che ce ne raccontano un pezzo che non conoscevamo. Ad esempio, lo dicevo nella puntata di dicembre, è stato grazie all’email di un nostro ascoltatore (nonché traduttore) che ho scoperto di quella settimana dell’anno in cui tutte le librerie dei Paesi Bassi regalano un libro.
Giulia: Tu hai mai riascoltato a distanza di tempo una vecchia puntata per sentire come eravamo? Io l’ho dovuto fare di recente con la prima puntata per un incontro che stavo preparando ed è stata un’esperienza a tratti mortificante: voce tremante, intrisa di terrore. Non che adesso mi senta Linus, però un po’ più sciolta sì. Tu secondo me non pativi così tanto, anche se la prima puntata l’abbiamo rifatta tre volte in effetti.
Ludovica: Qualche collega che ha un’esperienza coi podcast più lunga della nostra diceva che col passare del tempo quella sensazione sgradevole che proviamo quando ascoltiamo la nostra voce registrata si attutisce, forse perché impariamo a riconoscere la nostra voce per come la sentono gli altri. Credo che questo abbia un ruolo nel fatto che sono diventata più tollerante. Ho riascoltato un paio di mesi fa la puntata in cui avevi parlato di Berto per prepararmi all’incontro su di lui a BookCity e ci ho trovate… brave e interessanti. E, aggiungo, non ricordavo quasi nulla di quello che ci eravamo dette. Forse con la distanza temporale diventiamo altre da quelle che eravamo e riusciamo a essere meno dure nel giudicarci. Detto questo non ho voglia di indagare di più. E sono convinta che siamo migliorate molto.
Senti, visto che siamo all’inizio dell’anno, hai per caso dei buoni propositi di lettura per il 2025?
Giulia: Cerco di stare alla larga dai propositi, perché sono facilmente delusa da me stessa. Ma con grande vergogna confesso di non aver mai letto Guerra e pace, spero che il 2025 sia l’anno giusto per rimediare a questa lacuna. Magari recupero pure Cancogni. Tu hai già fatto programmi?
Ludovica: Il mio unico vero proposito riguardo ai libri sarebbe accettare che non posso continuare ad accumularne (vedasi questione della libreria sopra citata) e impormi di vendere o regalare quelli che in realtà non sono così importanti per me. Poi sicuramente ho tanti “recuperi” da fare. Vorrei leggere qualcos’altro di De Céspedes, e magari finire il ciclo Ginzburg. Tra i contemporanei sento che devo dare una possibilità a L'ottava vita (per Brilka) di Nino Haratischwili, che forse è il libro che più menzionato nelle email e nei messaggi che ci sono arrivati per Comodino.
Giulia: Sennò dovremo fare un nuovo podcast, chiamarlo Scatoloni e spiegare come ci liberiamo dei libri che dal comodino passano alla cantina. Chissà che non ci sia un pubblico anche per questo…
Ludovica Lugli è una giornalista e lavora al Post dal 2016. Dal 2023 parla di libri insieme a Giulia Pilotti dentro Comodino, un podcast mensile. Collabora con Senza Rossetto per il bookclub organizzato alla libreria Verso di Milano.
Giulia Pilotti è agente letteraria da Rosaria Carpinelli Consulenze Editoriali e scrive tutte le domeniche su Domani, saltuariamente anche altrove. Ha lavorato come ghostwriter e con Ludovica Lugli parla di libri dentro Comodino.
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Il prossimo 5 febbraio torna poi il bookclub di Senza rossetto da Verso Libri a Milano: ci troveremo alle 19 per parlare del nuovo libro di Sally Rooney, Intermezzo. Vi aspettiamo!
A presto,
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