Diventato un caso letterario in Francia nel 2024, è da poco arrivato nelle librerie italiane per Atlantide, nella traduzione di Maria Sole Iommi, il libro di Phoebe Hadjimarkos Clarke, Aliena.
Con una scrittura sperimentale e allucinatoria, Aliena colpisce per il modo in cui si addentra nei meandri della violenza, del trauma e della paura come elementi sistemici della società in cui viviamo. Dentro ci sono domande metafisiche e archetipi, ma anche questioni decisamente contemporanee: come l’alienazione, la questione di genere, lo spettro dell’estinzione di massa e della siccità, fino ai movimenti di protesta politici.
L’autrice, una 38enne franco-statunitense vincitrice dell’ultima edizione del Prix du Livre Inter, sarà in Italia il prossimo 22 marzo in occasione di Book Pride (in programma dal 21 al 23 marzo negli spazi di Superstudio Maxi a Milano). Ed è approfittando del suo arrivo nel nostro Paese che le abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa di più di questo viaggio perturbante ai confini del bosco.
Buona lettura!
Una scena di Alice nel Paese delle meraviglie, film del 1951
Intervista a Phoebe Hadjimarkos Clarke intorno al libro Aliena
Ambientato in una Francia rurale sospesa tra il reale e il fantastico, Aliena segue le vicende di Fauvel, una ragazza vittima delle violenze della polizia durante le proteste dei Gilet gialli, movimento spontaneo nato in Francia nel 2018 contro l’aumento del costo della vita e del carburante. In seguito alla perdita di un occhio durante gli scontri, Fauvel decide di ritirarsi in campagna, nella casa del padre della sua migliore amica Mado, con la scusa di badare ad Hannah (il cane di famiglia) in sua assenza.
Attivista, traduttrice e scrittrice, Phoebe Hadjimarkos Clarke ci racconta: «Il romanzo è nato dalla mia esperienza personale: dal confronto con la brutalità della polizia nel contesto delle proteste politiche, dal testimoniare e vivere la paura profonda (e la rabbia) che essa scatena e dagli effetti a lungo termine di quella paura, che a volte può prendere la forma di rabbia o violenza contro le persone care o contro se stessi, ma che per lo più ha un effetto paralizzante, stordente, esattamente ciò che il potere politico vuole ottenere».
Il tema della violenza sistemica è centrale nel romanzo, come la stessa autrice afferma: «La violenza è in effetti un sistema sociale e culturale, o meglio, è ciò che plasma i sistemi (patriarcali, ecocidi) in cui esistiamo». La scrittrice parte dalla violenza di Stato, ma amplia la riflessione includendo la violenza familiare, di genere e ambientale, mostrando come vittime e carnefici siano sempre legati da un circolo vizioso: «Ero interessata ai cicli della violenza a livello interpersonale, a come la violenza nelle famiglie, inclusa quella sessuale, e la violenza di genere nella società possano deformare e trasformare la personalità sia dei carnefici che delle vittime, a come i confini si spostino e cambino».
Appena stabilitasi nel piccolo paese di campagna, Fauvel infatti si rende conto di non essere affatto sfuggita alla violenza sperimentata in città. Ogni notte, una bestia non bene identificata si aggira nei boschi circostanti uccidendo il bestiame. La stessa Hannah - cane clonato da una Hannah precedente che, impagliata, veglia su Fauvel dal salotto di casa - scompare di notte e si ripresenta la mattina ricoperta di sangue. Che sia lei la bestia a cui un gruppo di cacciatori misogini e violenti del paese dà strenuamente la caccia? Cacciatori impiegati nella vicina fabbrica di acqua minerale, che drena le sorgenti dei dintorni e causa continue crisi di siccità; cacciatori che raccontano di interazioni con gli alieni, oggetto delle indagini di Mitch, un giovane sociologo con cui Fauvel fa presto amicizia. Cacciatori apparentemente così lontani eppure non così diversi da lei, proprio per quel gioco di specchi tra vittima e carnefice: è con sgomento, ma anche con una certa fascinazione che Fauvel scopre «che erano stati Gilet gialli, che loro e lei, qualche tempo prima avevano combattuto fianco a fianco per un po’, che avevano provato nelle scosse che attraversavano la folla la stessa eccitazione, la stessa paura, la stessa rabbia; che erano stati repressi con le armi; avevano subito la stessa vigliaccheria, erano dei compagni vinti».
La narrazione è pervasa da un senso costante di minaccia e mistero, ma anche da una sensualità conturbante; non è un caso che due elementi fondamentali del racconto siano il bosco e la nebbia (quella atmosferica, ma anche quella simbolica dello stato di alterazione in cui agiscono i personaggi, che fanno ampio uso di sostanze stupefacenti). «La foresta è uno spazio in cui gli esseri umani hanno a lungo proiettato le loro paure riguardo a ciò che è in- o non-umano, ed è anche un tropo letterario molto utilizzato. In generale, volevo esplorare il modo in cui raccontiamo le storie, come le narrazioni plasmino il mondo in cui viviamo e il modo in cui lo percepiamo». Le storie di creature misteriose nei boschi e i racconti di rapimenti alieni si intrecciano con la narrazione, diventando metafore delle paure collettive e della condizione di chi è escluso dalla società.
Tutti i personaggi del romanzo sono, ognuno a suo modo, outsider in fuga da qualcosa, perché Aliena è anche una riflessione sulle possibilità di azione di cui disponiamo in quanto individui inseriti in un sistema: «Fuggire è a volte l’unica soluzione per sopravvivere, a volte no; suppongo dipenda tutto da dove ci si trova nella catena alimentare, sia metaforica che reale», ci dice l’autrice. Questo tema mette il lettore di fronte a questioni politiche di stretta attualità come la crisi ambientale, la violenza sistemica e i movimenti di protesta, quasi a suggerire che il modo migliore per raccontare la realtà contemporanea sia quello di affidarsi a narrazioni fantastiche: «Penso che un romanzo che voglia affrontare in profondità le questioni odierne debba confrontarsi con l’interconnessione che esiste tra realtà e finzione e con il modo in cui essa determina la nostra esperienza vissuta», afferma Hadjimarkos Clarke quando la interroghiamo su questo punto.
Uno degli elementi più affascinanti del romanzo è il rapporto tra Fauvel e Hannah, un’amicizia che sfida le categorie tradizionali delle relazioni umane: «È un’amicizia nel senso classico, tra due esseri viventi uguali, che si amano e si apprezzano, che a volte sono in conflitto, ma che si aiutano anche a vicenda e che, a volte, si fondono, dissolvendo i confini tra loro». La loro alleanza nasce proprio dalla condizione comune di emarginazione di cui parlavamo: «Fauvel e Hannah trovano un terreno comune in un modo unico, condividendo la loro rabbia per essere delle emarginate, delle vittime e, in un certo senso, delle cacciatrici di giustizia. Sono alleate in un mondo minaccioso».
Il libro è anche una riflessione sulla fisicità delle esperienze e sulla bestialità della natura umana, a partire dal nome della protagonista (Fauvel), che evoca immediatamente la parola fauve, bestia. L’aspetto corporeo della narrazione è un altro elemento distintivo di Aliena, con la sua scrittura intensa, viscerale, che scorre come un sogno allucinatorio che amplifica le percezioni: «Il romanzo è nato da un bisogno intenso di scrivere dall’interno del corpo, dall’esperienza di vivere dentro un corpo spaventato, sessuato, di testare i confini tra corpo e mente, esplorando i limiti con altri corpi e menti, con altre forme di vita, siano esse umane, animali o persino, in un certo senso, vegetali». La protagonista si interroga continuamente sui confini tra sé e l’altro, su ciò che definisce l’identità umana rispetto al mondo animale e naturale: «A un certo livello, è di questo che parla tutto il romanzo: capire cosa sono io, cosa è altro, cosa è alieno e dove e come questi elementi si incontrano».
Cose belle che abbiamo letto in giro
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La vera storia delle Forty Elephants, la gang criminale di sole donne più famosa della storia britannica (protagonista della serie tv A Thousand Blows creata dall'autore di Peaky Blinders).
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A livello globale prende sempre più forma un divario che polarizza i generi in base alle preferenze elettorali.
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Feltrinelli ha acquisito i diritti di pubblicazione in Italia di The Land of Sweet Forever: Stories and Essays, una raccolta, che include diversi racconti inediti, di Harper Lee.
Un reminder sui nostri prossimi eventi di marzo: martedì 10 marzo saremo alla Feltrinelli di viale Sabotino 28 a Milano per parlare del romanzo di Chiara Marchelli, La figlia di lui (Feltrinelli). Giovedì 27 marzo, invece, saremo a Torino per il secondo appuntamento del booklab che teniamo al Circolo dei lettori: parleremo di Sotto cieli rossi. Diario di una Millennial cinese di Karoline Kan (Bollati Boringhieri).
A presto,
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