Sally Rooney può compromettere un’amicizia? Ce lo siamo chieste in occasione del primo appuntamento dell’anno con il bookclub di Senza rossetto da Verso libri.
Come non succedeva da tempo, i romanzi di questa autrice irlandese hanno acceso la conversazione tra lettori e lettrici, alimentando divisioni e dibattiti. Tra innamoramenti fulminei e aspre critiche.
È stato quindi molto interessante vedere come le persone giunte all’appuntamento a Milano (e in collegamento da tutta Italia) abbiano approfondito molti aspetti legati a Intermezzo, l’ultimo libro pubblicato da Rooney. Lo stile, il finale, l’eredità, i personaggi e il marxismo: quanti temi si nascondono dietro 432 pagine.
Che siate fan o haters di questa autrice, speriamo che vogliate partecipare alla discussione con noi. In questa newsletter abbiamo raccolto pro e contro nati dall’incontro del gruppo di lettura. Potete rispondere a questa mail con le vostre impressioni o, se vivete vicino a Torino, venire a raccontarci il vostro punto di vista dal vivo al Circolo dei lettori il prossimo 27 febbraio.
Buona lettura!
Una scena della serie tv Normal People, tratta dall’omonimo romanzo di Sally Rooney
Appunti sparsi da un gruppo di lettura su Sally Rooney
Sally Rooney è una delle scrittrici più influenti della sua generazione. Nata in Irlanda nel 1991, ha conquistato il pubblico internazionale con il suo stile asciutto e penetrante, capace di catturare le sfumature più sottili delle relazioni umane e della società contemporanea. Il suo esordio, Parlarne tra amici (2017), e il successivo Persone normali (2018) – diventato anche una serie TV di successo – l'hanno consacrata come la "voce dei millennial", grazie alla sua capacità di raccontare con autenticità le complessità dell’amore, dell’amicizia e delle dinamiche di potere. Dove sei, mondo bello (2021) ha confermato il suo talento, approfondendo temi come la crisi esistenziale e politica della sua generazione.
Con il suo ultimo romanzo, Intermezzo (2024), Rooney si addentra nel tema del lutto e dei legami di sangue. Il libro segue la storia di due fratelli, Peter e Ivan, alle prese con la morte del padre e con le loro stesse fragilità emotive. Mentre affrontano il dolore e le incertezze del futuro, la scrittrice riflette sul senso della perdita, sulle dinamiche familiari e sulle connessioni umane, mantenendo il suo stile asciutto e intimo, fatto di dialoghi taglienti e silenzi carichi di significato.
Proprio Intermezzo è il libro che abbiamo scelto per iniziare il bookclub nel 2025, consapevoli che sarebbe stato un romanzo divisivo, ma che proprio per questo ci avrebbe dato tanto di cui parlare. Ne è nata una discussione molto interessante, tanto che abbiamo deciso di farne una newsletter di appunti sparsi che possa essere utile anche per chi verrà al nostro bookclub di Torino e speriamo a chiunque in questi anni ha letto Rooney e ancora sente il desiderio di parlarne.
Partiamo dallo stile: Rooney è una scrittrice che ha esordito molto giovane per i tempi dell’editoria e la sua scrittura, seppur già molto riconoscibile, si sta consolidando nel tempo. Chi ha letto i suoi romanzi precedenti conviene che questo sia un libro molto diverso dagli altri e che si percepisca forte un salto di qualità in Rooney scrittrice. La particolarità di Intermezzo è che la scrittura cambia a seconda del punto di vista adottato dal narratore, che è esterno e onnisciente: quando segue Ivan, il fratello minore, è una scrittura più convenzionale e più simile alla Rooney che conosciamo; quando segue Peter è paratattica, fatta di frasi brevissime, che incede per piccoli lampi. Per qualcuno questo ha rappresentato una lettura faticosa, per altri è stato invece uno stimolo; chi fra noi l’ha letto in lingua originale ha trovato le parti di Peter molto riuscite, forse anche per una maggiore predisposizione dell’inglese a questo tipo di sintassi.
Una lettrice ha anche fatto notare la bravura di Rooney nell’usare questo continuo shift fra il punto di vista dei personaggi per illuminare piano piano parti nascoste dei protagonisti, riuscendo a farci cambiare opinione su di loro a seconda di come vengono visti, vissuti e descritti dagli altri attori della storia.
Ma chi sono questi personaggi? Come si caratterizzano? Perlopiù millennial, come dicevamo, abbastanza benestanti (ma non ricchi), con un buon grado di istruzione e molto woke. Quasi tutti abbiamo riconosciuto in Rooney una certa tendenza al tokenismo e alla tipizzazione: tende a costruirei personaggi a tavolino per inserire nei romanzi temi su cui lei ha una precisa posizione ideologica. Nei suoi libri ci sono personaggi omosessuali, neurodivergenti, bisessuali, disabili, affetti da patologie croniche. Mentre qualcuno apprezza questa forzatura, perché percepisce un tentativo genuino e consapevole di affrontare determinati argomenti, per altri lettori risulta eccessiva. Quello che è impossibile non riconoscere a Rooney è che i suoi personaggi sono spesso respingenti, addirittura odiosi, ma se anche si fa fatica ad empatizzare non si riesce a non riconoscere in loro nevrosi e fragilità tipiche del nostro tempo. Rooney è bravissima a raccontare i piccoli scarti e i non detti delle relazioni umane, ma anche quelle che potremmo elegantemente definire “le seghe mentali” di ognuno di noi, dei nostri amici, dei nostri conoscenti. Sono personaggi che pensano molto e agiscono poco. Non a caso è stato detto che Rooney «è brava a farti vedere quanto siamo tristi, patetici e sentimentali in quanto esseri umani».
Ludovica Lugli (giornalista de Il Post che coordina il gruppo di lettura insieme a noi) ha anche avanzato una teoria personale: tutti i personaggi di Rooney sono in realtà varie facce di un unico personaggio, ovvero Rooney stessa. Questo spiegherebbe perché a volte appaiono un po’ tipizzati, o insistenti sempre sulle stesse tematiche, che poi sarebbero gli interessi e le ossessioni dell’autrice.
Un argomento molto dibattuto è stata la veridicità dei personaggi maschili. In Intermezzo è la prima volta che Rooney mette in scena due protagonisti uomini. Se fino ad ora si era cimentata con successo con il punto di vista femminile, questo esperimento è — a detta anche dei maschi in sala — riuscito solo in parte. Ivan per esempio è una proiezione femminile del ragazzo ultradotato dal punto di vista della sensibilità emotiva, nonostante i suoi problemi nella sfera della socializzazione. Peter invece è per molti aspetti quello che definiremmo un “maschio tossico”, ma è poco credibile perché nella sua caratterizzazione manca del tutto l’aspetto culturale della mascolinità, «l’animale che si porta dentro» per dirla con Francesco Piccolo.
Tornando sugli statement ideologici di Rooney, qualcuno indagando sulla sua biografia è incappato in interviste e dichiarazioni pubbliche in cui l’autrice si definisce marxista. Per alcuni, sarebbe una definizione anacronistica e che suonerebbe falsa nella bocca di un’autrice bestseller che è diventata famosa all’interno e anche grazie alle logiche capitaliste. Altri invece apprezzano questa sua scelta di posizionarsi come scrittrice politica e le riconoscono anche una certa integrità (per esempio, Rooney ha negato i diritti delle sue opere agli editori israeliani e non ha ceduto i diritti cinematografici del suo romanzo Dove sei, mondo bello). «È una delle poche, se non l’unica, pop-star apertamente marxista, teniamocela stretta» ha concluso qualcuno.
Anche in questo libro torna uno dei principali interessi di Rooney: il poliamore e le nuove forme di relazioni non convenzionali. Come in molti dei libri precedenti, anche in Intermezzo c’è un triangolo amoroso, che con l’avanzare del romanzo assume sempre più le forme di una polecola. Peter ha due relazioni, da una parte Sylvia, grande amore della sua vita con cui però non può avere una vita sessuale a causa di un incidente invalidante per la ragazza; dall’altra Naomi, giovane, sfrontata, sessualmente disponibile. Entrambe sono personaggi abbozzati, poco approfonditi, irrisolti nell’economia del romanzo. Sono più tipi di persone che persone vere (forse perché Rooney non è ancora riuscita a costruire una situazione letteraria in cui il poliamore sia credibile?). Lo stesso incidente subito da Sylvia non viene mai spiegato, non si capisce cosa possa averle impedito di avere rapporti sessuali senza provare dolore e soprattutto perché lei si adegui a questa eventualità senza cercare alcuna soluzione alternativa; per qualcuno questo è un vero e proprio buco di trama, uno scivolone di Rooney. Ludovica sostiene che l’unica opzione credibile fosse quella di un aborto illegale, ma Rooney non ci dà alcun indizio a riguardo. Questo rende il libro meno forte o alimenta la nostra curiosità?
Ultimo, ma non ultimo: il finale. Molti critici detrattori di Rooney hanno disprezzato il modo in cui finisce Intermezzo perché la grande letteratura non avrebbe mai un lieto fine. D’accordo o non d’accordo con questa affermazione, per noi Giulie (e per molte delle persone presenti al bookclub) le ultime pagine di questo romanzo sono troppo telefonate; impietose l’abbiamo definito «il finale di un film di Natale di Netflix». Un peccato, per un’autrice che si distingue per l’acutezza dei dialoghi e per quella capacità di raccontare i silenzi e i non detti di cui sopra. Ma non tutti ne sono usciti scontenti, anzi.
«A volte vorresti dire ai personaggi, dai che ce la fai. Che poi è quello che vorresti dire anche a te stesso», ha affermato qualcuno. In sala siamo (quasi) tutti d’accordo: Intermezzo è un libro generazionale, che ci racconta bene in quanto millennials. Ma durerà alla prova del tempo? Tra venti, cinquanta, duecento anni lo leggeremo ancora?
Cose belle che abbiamo letto in giro
Il diritto di voto alle donne in Italia fu stabilito con un decreto il primo febbraio 1945.
Christophe Ruggia è stato condannato a 2 anni di arresti domiciliari per abusi sessuali nei confronti dell’attrice Adèle Haenel, all’epoca minorenne. È il primo processo nato sull’onda del #MeToo in Francia.
Lo scrittore Neil Gaiman è stato accusato di violenza sessuale e tratta di esseri umani.
Che futuro spetta alle persone trans in America?
Emilia Perez e tutti i guai della sua protagonista.
Perché non parli, Bianca Censori?
Il ritorno di Violetta Bellocchio, pioniera dell’autobiografismo, dopo la parentesi come Barbara Genova.
È arrivato al cinema Diva futura, film di Giulia Steigerwalt sull’agenzia specializzata nella produzione di film erotici e pornografici nell’Italia degli anni ‘80 e ‘90.
Ad aprile uscirà Notes to John, il nuovo e inedito libro postumo di Joan Didion.
Alcuni libri appena usciti o in uscita che vi segnaliamo: Terre piatte di Noreen Masud; Aliena di Phoebe Hadjimarkos Clarke e Tette. La rivoluzione femminile, presa di petto di Sarah Thornton.
A presto,
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