Mancano pochissimi giorni a Natale e anche alla breve pausa invernale della nostra newsletter. Nell’ultimo numero vi abbiamo lasciato la nostra cartolina (illustrata da Giada Maestra) da scaricare per fare gli auguri alle persone a cui volete bene, oggi vogliamo invece salutarvi con una storia insolita ma molto bella che arriva da una nostra lettrice.
Silvana gestisce insieme alle sue sorelle una pizzeria vicino a Torino. Lei sta al forno, impasta e inforna le pizze: un mestiere che ha imparato quando aveva solo quattordici anni, ma di cui ancora molti clienti si stupiscono. Forse non ci avete mai pensato, ma vedere una pizzaiola all’opera è ancora molto molto raro. Siamo andate a conoscerla qualche settimana fa e ci siamo fatte raccontare le difficoltà di questo lavoro, le ambizioni e i sacrifici. Abbiamo scoperto una storia famigliare di donne che si rimboccano le maniche per diventare padrone della propria vita, contro le convenzioni del tempo e gli ostacoli materiali e culturali.
Ve la lasciamo qui e vi diamo appuntamento a gennaio.
Buon Natale e buone Feste, godetevele!
Silvana all’opera in pizzeria
Un lavoro da maschi
Intervista a Silvana e Maria, pizzaiole
Arriviamo alla pizzeria Jonica di Collegno un sabato pomeriggio di inizio novembre; siamo in ritardo perché abbiamo avuto qualche problema tecnico con la macchina. Il servizio sta per cominciare, ma Silvana e Maria ci accolgono lo stesso, ci accomodiamo a un tavolo della piccola pizzeria che si affaccia sulla strada. È stata Silvana a scriverci qualche mese prima, voleva raccontarci il suo lavoro di pizzaiola, ancora oggi molto maschile.
«A volte capita che quando entra un cliente per la prima volta e mi vede davanti al forno faccia un’espressione stranita. Noto della diffidenza negli uomini, mentre le donne ci fanno meno caso, anzi spesso dopo aver mangiato dicono: “Ma c’era una donna, ah ecco!”», ci racconta. «Lì mi rendo conto che faccio un lavoro che nell’immaginario collettivo è ancora tipicamente maschile, ma io mi carico anche il forno con la legna da sola.»
Silvana oggi gestisce la pizzeria insieme alle sorelle Maria e Rosalba, un lavoro che fanno fin da quando sono bambine, al fianco della mamma Vincenza. Erano gli anni Settanta, Vincenza e il marito erano emigrati dalla Sicilia in Germania e poi dalla Germania in Piemonte. Sorella di sette fratelli e madre di cinque figli, Vincenza era abituata alla vita di casa. «Quando i nostri genitori sono arrivati qui, mamma si è ritrovata sola. Nostro padre faceva due lavori, aveva solo una serata libera, il venerdì. Lo trascorreva al bar con gli amici», racconta Maria. Un giorno Vincenza, scocciata, si ribella e dice al marito “Adesso porti anche me da qualche parte” e così ha inizio l’avventura di una vita. «Papà la portò in una pizzeria a Grugliasco; parlando mamma scoprì che la proprietaria voleva venderla e senza pensarci le disse “La compro io”».
Vincenza si fa aiutare da parenti e amici, racimola i soldi necessari per acquistare la pizzeria e poi impara il mestiere da autodidatta, affiancata solo da un fratello. E dalle sue figlie: «Abbiamo anche due fratelli maschi, ma loro hanno potuto scegliere e hanno preso un’altra strada. Noi invece siamo cresciute così, giocando in cortile fino a quando mamma non ci chiamava “C’è da tagliare la mozzarella”. Facevamo le elementari».
In un anno Vincenza ripaga i suoi debiti, l’attività cresce e dopo otto anni c’è l’opportunità di comprare un nuovo locale, più di passaggio, a Collegno: l’attuale pizzeria dove lavorano Silvana, Maria e Rosalba.
«Pensavamo di lavorare in pizzeria per qualche anno, per dare una mano, e invece siamo ancora qui. Quarant’anni dopo», ci raccontano. Silvana nel frattempo si è laureata in Lettere; Maria, che inizialmente aveva abbandonato gli studi per il ristorante, si è poi iscritta a una scuola privata e si è diplomata. «Questo è un lavoro che richiede grandi sacrifici» dicono, «noi siamo riuscite ad avere anche una vita privata, abbiamo fatto dei figli. Non è scontato, ma noi siamo riuscite a cucirci questo lavoro su misura, per esempio scegliendo a un certo punto di lavorare solo la sera.»
In quarant’anni Vincenza e le sue figlie hanno attraversato di tutto, non sempre è facile trovare la motivazione per andare avanti. Ci raccontano che gli ultimi anni sono stati molto duri: si erano appena riprese dalla crisi del 2008 che è iniziato il Covid. A una settimana dalla riapertura dopo la pandemia il locale è stato colpito da un brutto incendio. «Lì abbiamo seriamente pensato di mollare tutto, ma una cara amica ha lanciato una campagna di crowdfunding e i nostri clienti sono stati veramente generosi, ci hanno fatto sentire il loro calore e ci hanno aiutato economicamente. Ci viene ancora la pelle d’oca a pensarci», dice Maria.
Nel frattempo anche il mondo della ristorazione è cambiato, bisogna aggiornarsi costantemente. Silvana, per esempio, ha fatto il corso per diventare formatrice tecnica della Nazionale Italiana Pizzaioli e poter organizzare corsi professionali. «Anche quello è un ambiente molto maschile — ci dice —. Così come mi è capitato più volte di non essere presa sul serio come formatrice: ci sono pizzaioli che vengono ai corsi e vogliono insegnarmi come fare il mio lavoro, fare le pizze da soli. Mi è capitato spesso, anche nei corsi amatoriali. Sono cose che ci si permette di fare solo perché dall’altra parte c’è una donna».
Silvana, Maria e Rosalba oggi gestiscono la pizzeria insieme a due dei loro figli, alcuni amici di famiglia danno una mano quando c’è bisogno. I figli stanno studiando, Silvana e Maria vogliono che un giorno siano liberi di scegliere che futuro costruirsi, un lusso che a loro è stato negato. «Alla fine siamo molto più felici di lavorare qui adesso, rispetto a quando eravamo ragazze. In passato l’abbiamo patito molto». Ma nei loro occhi si vede l’orgoglio e la passione, la gioia di vedere i clienti andare via soddisfatti dopo essere stati accolti come a casa.
E Vincenza? Ormai ha 83 anni e da una decina non lavora più in pizzeria per una serie di problemi di salute. «Ma la sera ci aspetta sveglia quando torniamo dal ristorante, vuole sapere com’è andata, se abbiamo lavorato bene.Fa ancora le scarpe a tutte e tre».
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A presto,
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