Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, arriva anche l’ultimo appuntamento con il bookclub di Senza rossetto. Come ci è capitato spesso di dire: l’esperienza degli ultimi due anni con le persone che sono venute a chiacchierare con noi da Verso libri, ma anche con le tante che si sono collegate da remoto, è stata una delle più arricchenti da quando esiste questo progetto.
Il prossimo appuntamento sarà il 29 novembre alle 19 alla libreria Verso di Milano, ed è su un libro di saggistica che siamo sicure offrirà molti spunti di conversazione: Porno. Una storia orale (in Italia pubblicato per le edizioni La Tartaruga) di Polly Barton, scrittrice e traduttrice letteraria inglese dal giapponese. Non un’esperta di porno e, forse, neppure quella che definiremmo una grande consumatrice o amante del genere, ma nel 2023 ha pubblicato questo libro, composto da 19 conversazioni sulla pornografia e sull’uso che ne facciamo con un campione assolutamente casuale di persone: amici e amiche di Barton, conoscenti più o meno lontane e lontani, persone molto diverse per estrazione sociale, età, genere e orientamento sessuale, nessun professionista del sesso.
Partendo proprio dagli spunti offerti da Barton, abbiamo deciso di diffondere un sondaggio ai nostri lettori e alle nostre lettrici. Dando così inizio a una conversazione che speriamo di proseguire insieme a tutte e tutti voi il prossimo mercoledì.
Buona lettura!
Una scena tratta dalla serie tv Fleabag
Il sondaggio
La miccia che fa scattare l’idea nella testa di Polly Barton, come racconta lei stessa nell’introduzione di Porno, è un episodio molto banale: una sera, riceve da un uomo con cui lei non intrattiene alcuna relazione romantica o sessuale un messaggio in cui lui dichiara di stare guardando un porno. Barton si trova spiazzata, imbarazzata, ma soprattutto impreparata a rispondere perché, si rende conto, il porno è qualcosa di cui non si parla quasi mai.
O meglio, il porno è un argomento sempre più presente nelle nostre vite quotidiane, ne parlano i libri, i podcast, i giornali, ma come dice anche Barton «Invece di saziare il mio desiderio di affrontare il tema con onestà e di permettermi di passare in rassegna le varie e contrastanti argomentazioni che, per un motivo o per l’altro, siamo sollecitati a esprimere sull’argomento - lo fanno tutti, è parte integrante di una più ampia cultura misogina, è antisociale e offensivo, è un fatto della vita contemporanea, è un evento profondamente privato, normalizza l’umiliazione sessuale, ci danneggia il cervello, su internet è ovunque, è accessorio alla masturbazione, è un’espressione della creatività sessuale della psiche odierna, non è più semplicemente un aiuto alla masturbazione ma qualcosa di più, è una forma d’arte, crea dipendenza, rovina la capacità delle persone di crearsi una vita sessuale appagante -, l’improvvisa esplosione del porno all’interno del dibattito pubblico sembrava sottolineare l’assenza di una discussione genuina». Parafrasandola, a parole siamo ormai tutti capaci di dirci pro porno senza arrossire, ma abbiamo mai avuto una vera conversazione a riguardo?
Al sondaggio che abbiamo fatto all’interno della nostra community hanno risposto 61 persone, in netta maggioranza donne cisgender eterosessuali con un’età compresa tra i 30 e i 35 anni, un campione che ci rispecchia perfettamente.
A loro abbiamo chiesto se avessero memoria del loro primo incontro con la pornografia, in quasi tutti i casi si è trattato di un incontro casuale, attraverso la tv o la carta stampata, nell’età della pubertà. Come racconta una persona «Stavo facendo un trasloco nella casa nuova in cui sarei andata con i miei genitori. Avevo 13 anni e la televisione passava solo i canali locali. Ero rimasta a casa da sola e a notte fonda passavano dei porno un po' agée, uno dopo l'altro, film degli anni Ottanta. Sono rimasta sulla sedia incantata per tutta la notte». Quasi tutte le persone dichiarano che la scoperta del porno è stata antecedente a quella del sesso esperito in prima persona, tendenza in crescita secondo gli ultimi studi in materia di fruizione della pornografia: sembra infatti che il consumo di pornografia tra gli e le adolescenti sia aumentato costantemente nel tempo, e che si sia registrato anche un abbassamento dell’età della prima esposizione a materiale sessualmente esplicito. Allo stesso tempo, in particolare con l’avvento di internet, è aumentata esponenzialmente la percentuale di fruizione involontaria di pornografia.
Questo è un aspetto che preoccupa anche alcuni dei nostri lettori e delle nostre lettrici. Se è vero che molti e molte dichiarano che la gratuità del porno online non ha più di tanto cambiato il loro rapporto con il proprio desiderio sessuale e che «per alcuni versi è stato anche istruttivo e ha alimentato il mio desiderio sessuale, insegnandomi molto di me», è anche vero che la facilità di accesso al materiale pornografico può portare il porno a diventare l’unica fonte di soddisfacimento del desiderio, e questo spaventa.
Del nostro campione, solo 20 persone dichiarano di fruire del porno più volte a settimana, forse anche perché, come dice qualcuno in una risposta «il porno mainstream non mi rappresenta, molte cose mi disturbano, e mi tolgono completamente la voglia.»
Se, infatti, la maggioranza delle persone che hanno risposto al nostro sondaggio non si sente particolarmente a disagio nel considerarsi un soggetto che consuma pornografia, l’aspetto etico è un problema molto sentito e condiviso. Qualcuno dice addirittura «Mi ferisce che ci sia così poco porno che mi piaccia davvero. Per anni mi ha eccitato qualcosa che ora a livello ideologico e affettivo ritengo inaccettabile».
Negli ultimi anni la pornografia non mainstream, diversa da quella pensata e prodotta da e per gli uomini ha fatto passi da gigante, soprattutto grazie al lavoro di attivisti e attiviste che affrontano l’argomento anche sotto una prospettiva politica, ma è anche vero che l’idea che internet abbia reso il porno più democratico è un’illusione. Le categorie a cui ci hanno abituato siti come Pornhub, per esempio, non fanno altro che codificare la sessualità, stabilire cosa sia normale e cosa no, e imporre desideri e stereotipi. E soprattutto, la pornografia mainstream alimenta aspettative non realistiche sulla sessualità, relegando l’atto sessuale a un gesto performativo che non prevede una sfera emotiva e relazionale.
Una persona per esempio ha condiviso con noi questa riflessione «Credo che la pornografia abbia contribuito molto alla stereotipizzazione del corpo femminile (anche di quello maschile, seppure in misura minore). Gran parte del disagio che sento a livello fisico, in senso anche performativo, forse deriva molto più dall’industria del porno che non da quella pubblicitaria o della moda».
Secondo i dettagliati report annuali redatti da Pornhub, il più importante sito porno al mondo, l’Italia è tra i paesi in cui si consuma più porno online. Eppure, come nota Barton nel suo libro, è difficilissimo che questo diventi argomento di conversazioni libere e oneste. Nel nostro piccolo campione, a domanda diretta solo tre persone dichiarano di parlarne spesso, anche se poi in altri contesti dicono di non provare imbarazzo rispetto al tema. La maggioranza dichiara di averne parlato all’interno di una relazione, ma ci sono anche diverse persone che lo dichiarano un vero e proprio tabù o un argomento astratto con poca implicazione diretta nella vita sessuale della coppia.
Insomma, citando una delle persone che hanno risposto al sondaggio «Il porno è troppo comodo e pervasivo per essere ignorato, anche se si coltivano fantasie sessuali piuttosto comuni. Al di là di ogni postura, di ogni scelta etica forte, il porno c'è». Forse è ora di iniziare a parlarne davvero.
Cose belle che abbiamo letto in giro
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Eugenia Prado Bassi parla di emancipazione femminile attraverso una macchina da cucire.
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Una storia di adolescenza, firmata da Zadie Smith.
A presto,
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