«Excuse my dust / Scusate la polvere», questo l’epitaffio che Dorothy Parker suggerì per se stessa in un articolo di giornale degli anni Venti in cui si chiedeva ad alcuni scrittori di immaginare la frase perfetta per la propria lapide.
E quale modo migliore per iniziare questa newsletter che parla di tombe e cimiteri? Sì, Halloween è ormai passato, ma l’autunno sembra finalmente arrivato e questo ci sembrava un buon modo per dare il benvenuto a novembre. Sapete che a Senza rossetto piace scavare nel passato e recuperare storie di donne che arrivano da tempi lontani, abbiamo quindi chiesto a Giulia Depentor, autrice e host del podcast Camposanto, di scegliere cinque tombe di donne che ha incontrato nelle sue peregrinazioni per cimiteri e che sono state importanti per lei.
Giulia ha scelto tombe di donne illustri, ma anche di sconosciute che hanno una storia da raccontare. Alcune le trovate nel suo podcast (dove possibile abbiamo linkato al player per ascoltare l’intera puntata), ma ci ha anche donato alcuni racconti inediti che speriamo approfondirà presto.
Quindi, scusate la polvere, e partiamo per questo viaggio che ci porta da Genova alla California seguendo i fantasmi del passato!
La tomba di Rosa May fuori dal cimitero di Bodie, in California
Cinque tombe (e altrettante donne) degne di nota
di Giulia Depentor
Fernanda Pivano, cimitero di Staglieno a Genova
Il cimitero di Staglieno a Genova è un cimitero meraviglioso. Enorme, decadente, labirintico. Fernanda Pivano, che qui è sepolta, è una figura di spicco nel panorama letterario italiano e internazionale, non solo perché è stata la voce della Beat Generation in Italia, ma anche perché è stata la persona che ha tradotto l’Antologia di Spoon River in Italiano, un classico per chi come noi ama i cimiteri. Rimane mitologico l’episodio in cui Fernanda Pivano chiede al suo professore Cesare Pavese la differenza tra la letteratura inglese e quella americana e lui per tutta risposta le dà il capolavoro di Edgar Lee Masters. Lei lo legge, rimane folgorata e decide di tradurlo. Peraltro, quando esce la traduzione, Pivano finisce addirittura in prigione perché siamo in epoca fascista e Spoon River è un testo considerato troppo sovversivo e rivoluzionario: racconta i segreti, i peccati e gli intrighi degli abitanti di una piccola cittadina americana solo all’apparenza perfetta. E lo fa dandogli voce dopo la morte, quando i personaggi non hanno più nulla da perdere e possono sparlare degli altri! In ogni caso, in un’intervista Pivano ha detto che avrebbe ritradotto il testo mille volte. La sua tomba non è facilissima da trovare perché, per sue disposizioni, Pivano non voleva che diventasse una meta di pellegrinaggio. Io, infatti, non riuscivo a trovarla (l’ho raccontato in una puntata di Lapidario, lo spin-off di Camposanto): sapevo più o meno la zona in cui si trovava, ma non riuscivo a collocarla finché non ho trovato un custode che stava spazzando e gli ho chiesto indicazioni. Lui mi ha detto «Sei anche tu una di quelli di Spoon River?», guardandomi con sospetto. Si è sciolto solo quando gli ho detto che il mio personaggio preferito dell’Antologia era il suonatore Jones e ha capito che non ero una turista qualunque. Allora mi ha portato davanti al loculo della Nanda, che è un loculo semplicissimo coperto da un mazzo di fiori che nasconde foto e nome. Avrei voluto scattare una foto, ma non l’ho fatto per rispettare le sue ultime volontà.
Dalida, cimitero di Montmartre a Parigi
Dalida per me è una figura importantissima, è stato anche grazie a lei che mi sono appassionata alla musica francese, ed è stata simbolo di molte battaglie che condivido anche io. Per lungo tempo è stata compagna di Luigi Tenco, che si suicida durante il Festival di Sanremo 1967; anche lei muore suicida con un’overdose di barbiturici a Parigi molti anni dopo. Nasce in Egitto, ma è italiana naturalizzata francese e ha un’importante carriera non solo come cantante ma anche come attrice; allo stesso tempo ha una vita personale molto triste e travagliata. Quando sono andata a vedere la sua tomba ero da poco arrivata a Parigi per studiare; erano i primi tempi, in cui mi sentivo molto sola e spaesata, avevo molta nostalgia di casa e per trovare conforto passeggiavo nei cimiteri. A Montmartre sono sepolti moltissimi altri personaggi importanti e ho visitato il cimitero tantissime volte, ma per lungo tempo non sono riuscita a trovare la tomba di Dalida. In realtà la sua tomba è enorme e molto vistosa, come era lei nella vita: è una tomba monumentale, con una statua di Dalida a figura intera e quasi a grandezza naturale; una statua dorata con una raggiera alle sue spalle tipo aureola. È piena di omaggi e bigliettini lasciati dai suoi fan.
Rosa May, cimitero di Bodie in California
Bodie era la tipica cittadina del Far West, nata tra le montagne intorno a una piccola miniera nel 1859, il periodo della Corsa all’oro. Bodie era una città conosciuta per essere estremamente pericolosa; la leggenda vuole che la sera gli abitanti si ritrovassero e si ponessero una sola domanda: «Allora, oggi chi è stato ammazzato?». Vi dico solo che il liquore che veniva servito nei saloon di Bodie veniva chiamato “vernice per bare”. A un certo punto, alla fine della Corsa all’oro, la cittadina viene abbandonata gradualmente e oggi è rimasta com’era allora, ferma nel tempo. Si può visitare ed è un’esperienza incredibile. Il cimitero di Bodie è una boot hill, cioè uno di quei cimiteri dove vengono sepolte le persone morte “con gli stivali ai piedi”: non tranquillamente nel proprio letto ma ammazzate, impiccate, sparate, di morte violenta. Rosa May era una prostituta; la sua sepoltura si trova al di fuori della cinta cimiteriale perché era una persona ai margini, non gradita, che non meritava di stare tra le sepolture dei cittadini più illustri. La sua storia è molto triste perché era la prostituta più famosa della città ed era anche la compagna del proprietario di un saloon, quindi era una persona molto in vista e molto conosciuta. È stata seppellita sotto una lapide misera, addirittura non si sa nemmeno se sia la lapide originale, malgrado in vita si sia distinta perché durante un’epidemia di polmonite che aveva devastato la città, Rosa May si era offerta per curare i minatori ed era morta in seguito al contagio.
Freya Stark, cimitero di Asolo in provincia di Treviso
Asolo viene chiamata “la città dei cento orizzonti” e il suo cimitero non è da meno perché si trova ai piedi del Montegrappa e offre un panorama mozzafiato; io vi consiglio di visitarlo in autunno perché ha dei colori pazzeschi. Freya Stark era una donna britannica nata a Parigi, ma sepolta in questo piccolo borgo veneto. Freya era nata a Parigi durante un viaggio, un tema che tornerà nel corso della sua vita. Asolo era un posto molto amato dalla sua famiglia, dove c’è anche una piccola comunità britannica, e che Freya frequentò fin da bambina. Nel corso della sua vita divenne una viaggiatrice temeraria e senza paura, soprattutto per l’epoca (era nata nel 1893); oggi è considerata la capostipite della letteratura di viaggio. Viaggiò in tutto il mondo e in particolare si appassionò moltissimo di Medioriente; era la classica esploratrice, che amava viaggiare per piacere ma anche per acquisire saggezza e donare se stessa. Per citare solo una delle sue imprese, a 88 anni scalò l’Himalaya a dorso di un asino. Non è difficile immaginare che sia considerata un simbolo di emancipazione e di libertà femminile. La sua tomba è molto semplice, si affaccia su questo splendido panorama collinare e trasmette quell’idea di contemplazione che lei ha cercato in tutti i suoi viaggi.
Isolina Boldi e Annalisa Innocenti, cimitero monumentale di Arezzo
Questa è una storia molto triste e che ho scoperto per caso, mentre vivevo ad Arezzo durante il secondo lockdown. Portando a spasso la mia cagnolina in un giardinetto un po’ nascosto ho notato un cenotafio (cioè un monumento funerario che però non contiene le spoglie del defunto). Boldi e Innocenti erano due donne, madre e figlia, assassinate dai soldati nazisti durante la liberazione di Arezzo nel 1944. Verso la fine della guerra, la famiglia Innocenti (padre, madre e tre figlie) era sfollata in campagna a Policiano dopo il bombardamento di Arezzo. I soldati nazisti avevano fatto irruzione nella loro casa e avevano isolato le sorelle Annalisa e Lidia con la chiara intenzione di violentarle. La mamma, Isolina, aveva cercato di difenderle e i soldati avevano iniziato a sparare, uccidendo subito Annalisa. Isolina era rimasta inizialmente solo ferita ma poi era stata finita dai soldati, mentre Lidia era riuscita a fuggire (seppur ferita) ed era stata soccorsa dai partigiani. La storia non è diversa da quella di tante altre accadute in quell’epoca, ma per me è molto significativa perché l’ho scoperta camminando e mi ha commosso sapere che il cippo sorge dove sorgeva la casa della famiglia Innocenti prima del bombardamento. In più, ai piedi del cenotafio c’è una scritta in pennarello con la calligrafia di una persona anziana che è una dedica della sorella rimasta in vita. Isolina e Annalisa sono sepolte nel cimitero di Arezzo, che sono poi andata a visitare.
Giulia Depentor è nata in provincia di Venezia nel 1983 ma ha vissuto a Parigi, Barcellona, Berlino, Milano, Arezzo e Auckland. È appassionata di storie dimenticate, di casi irrisolti di cronaca nera e di fotografie ingiallite. È l'autrice dei podcast "Camposanto" dedicato agli amanti dei cimiteri, e "Microfilm" dove affronta eventi storici epocali dal punto di vista di chi non è finito in prima pagina. Ha partecipato alla raccolta di racconti "Qui giace un poeta" (Jimenez 2020) ed è stata selezionata da "Il Saggiatore" per la raccolta "I giorni alla finestra. Racconti da un tempo sospeso" (2020). È anche l'autrice del libro "Non vedo l'ora che venga domenica" (2010) nel quale racconta un caso di cronaca nera del 1970 e del romanzo "Il vestito verde" (Lettere Animate, 2016).
Cose belle che abbiamo letto in giro
Una brutta storia di cui si parla in questi giorni: gli abusi nella ginnastica ritmica italiana.
La potenza dei racconti di Mary Gaitskill (che tra l’altro è la protagonista dell’ultimo incontro del nostro bookclub alla libreria Verso, previsto per il 1 dicembre alle 19).
Iran, religione e velo: sul New Yorker si discute sulle proteste e sull’uso dell’hijab.
Le donne furono protagoniste della Resistenza, come racconta anche Benedetta Tobagi nel suo nuovo libro.
Con l’ultimo disco, Midnights, Taylor Swift ha fatto la storia, occupando tutta la top ten della classifica Billboard.
È difficile trovare un racconto onesto del post partum su Instagram.
Nel capoluogo del Sannio, Benevento, s’incrociano leggende medievali, archeologia e arte contemporanea. E, soprattutto, si parla di streghe. Sullo stesso tema: quella volta che le streghe di Halloween maledirono Wall Street.
Negli ultimi anni, la vita delle donne è stata profondamente modificata dalle tecnologie digitali, ma in che modo? A questa domanda prova a rispondere il podcast del Festivaletteratura Tecnofemminismo. Sempre parlando di podcast: Zaynab è il nuovo show di Internazionale scritto e narrato da Stefano Liberti, con la direzione creativa di Jonathan Zenti e la collaborazione di Mario Poeta, che parla di una calciatrice in fuga dai taliban.
Il costume di Halloween a forma di verme di Heidi Klum contro la sensualità a tutti i costi.
Chiudiamo con un evento: la nostra Giulia P. lunedì 7 novembre alle 19 sarà alla libreria Verso per presentare il libro Balena di Giulia Muscatelli. Se vi siete persi la newsletter in cui ne parlavamo, potete recuperarla qui.
A presto,
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