Nelle ultime settimane ci siamo ritrovate spesso, io (Giulia P.) e le mie amiche, a parlare di un argomento spinoso: i partner che non vogliono usare il preservativo. Complice un Tinder date in cui un ragazzo mi ha chiesto «Ma dobbiamo proprio?» e un articolo che è girato abbastanza nella mia bolla, abbiamo iniziato a chiederci: ma perché nel 2019, con tutto quello che sappiamo delle malattie sessualmente trasmissibili, ci troviamo ancora in difficoltà a usare un condom?
Secondo il Rapporto Censis-Bayer sui nuovi comportamenti sessuali degli italiani il 63% dei 18-40enni ha rapporti sessuali completi non protetti. Mentre, stando al Sistema di sorveglianza sentinella dell’Istituto Superiore di Sanità, tra il 2010 e il 2015 il numero totale di infezioni sessualmente trasmesse è aumentato. Per finire, nel 2017 ci sono state 2.700 nuove infezioni da HIV in Italia (fonte il Global Health Observatory).
Quello di essere protetti, soprattutto (ma non solo) con partner occasionali è uno dei cinque consigli per affrontare le dating app che Marvi Santamaria, autrice di Tinder and the city, ha preparato per questa newsletter. L'avrete capito: oggi si parla di sesso, piacere e consapevolezza.
Illustrazione di Lineette per Senza rossetto
Breve guida al sesso occasionale sulle dating app
di Marvi Santamaria
«Non ho mai provato Tinder, me lo consigli?»
È una domanda che mi viene posta con regolarità. Come se fosse un nuovo ristorante da provare. In verità, non so se io sono la persona adatta a dare una risposta, o meglio: dato che la mia esperienza sulle dating app mi ha portato più disagio che gioie, non sono la persona adatta a fare un elogio delle “dating app per la felicità dell’umanità”.
Io posso però essere la persona adatta a raccontare le cose come stanno realmente, sulla base della mia personale esperienza e di quelle che quotidianamente apprendo grazie alla mia community Match and the City. Diciamo che mi presto volentieri a essere un Virgilio a metà tra Bridget Jones e Samantha Jones nei gironi infernali del dating online.
Alla domanda di cui sopra dovrebbe seguire in realtà una domanda da parte mia, più che una risposta:
«Dipende, tu cosa cerchi?»
Ecco, preparati perché questa è una domanda che ti porranno molto di frequente nelle chat come Tinder, anche dopo pochissime battute. Sembra che il mondo intero sia interessato a conoscere cosa diavolo andiamo cercando su queste benedette app. Una domanda apparentemente innocua, ma insidiosa, dato che ti posizionerà nella mappa mentale dell’altro: sei una che cerca solo sesso o sei una con la quale sarebbe possibile immaginare anche “una storia seria”?
Poniamo il caso tu sia cercando solo (laddove questo “solo” vuol dire un mondo) sesso, divertimento, una conoscenza, una possibilità, una occasione, senza impegno, senza progetti o programmi precostituiti. Questo ventaglio di possibilità che hai davanti può andare dalla «One Night Stand» (singolo incontro di sesso con uno sconosciuto) a un rapporto del tipo «friends with benefits» (volgarmente detta “scopoamicizia” ovvero quando gli incontri di sesso senza impegno si susseguono nel tempo).
Anzitutto, se cerchi qualcosa del genere, i miei complimenti.
Non perché tu sia più “figa” delle altre se cerchi solo sesso e non “il Principe Azzurro”, non è una gara per la santità o per il libertinaggio – anche perché essere una donna innamorata non significa essere una alla quale non piace il sesso, così come essere una donna attiva sessualmente non significa essere incapace di amare – ma perché ti stai mettendo in una posizione scomoda e non ancora socialmente accettata: quella di una donna che vive la sua sessualità con libertà e consapevolezza, col coraggio anche di essere promiscua, con tutti i pregiudizi sociali che possono derivarne («Hey, perché non rispondi? Con quanti altri ragazzi stai chattando?» oppure «Con quanti altri sei stata prima di me?», sessismo ordinario sulle dating app).
Secondo una indagine Eurispes del 2018 su un campione di ragazze e ragazzi italiani tra i 18 e i 30 anni, tra le donne poco più della metà dichiara di non praticare sesso occasionale (50,8% contro il 29% degli uomini): non posso non chiedermi quanto il pregiudizio sociale abbia inciso sulle risposte delle ragazze, considerato che molte si vergognano ad ammettere di usare dating app per sesso persino alle proprie amiche. Ad ogni modo, tornando ai dati, il sesso occasionale (che non si fa ovviamente solo tramite dating app, ma anche) è una esperienza che gli uomini trovano molto più soddisfacente rispetto alle donne. Inoltre, quelle che non lo hanno “mai” trovato appagante sono il doppio rispetto ai ragazzi (6,1% contro 3,6% degli uomini).
Non ti sto delineando una favola, lo so. Ma il sesso sulle dating app non è sempre “wow!”: Tinder è come giocare costantemente all’allegro chirurgo mescolando sentimenti e fluidi corporei, è inevitabile che qualche ampolla caschi a terra provocando reazioni a catena disastrose. Sulle app tutti questi elementi della tavola periodica fatta di uomini e donne sono shakerati a velocità, col risultato che i tempi delle interazioni mediate dalle app non possono coincidere con quelli del nostro cinema interiore emotivo ed erotico.
Prima di avventurarmi nel favoloso mondo delle app, mi ero sempre chiesta: come accade che a un certo punto due persone si ritrovino nude, pur senza conoscersi, avendo solo scambiato qualche parola via chat? Come si consuma un “rapporto occasionale”, quali sono le istruzioni?
Da tutto ciò che ho vissuto nei miei anni di onorata carriera sulle dating app nasce questo mio modestissimo vademecum in cinque punti, fondato su fonti più che scientifiche e autorevoli – ovvero: il mio disagio – per chi come te e tante altre persone si approccia per la prima volta a un appuntamento tramite Tinder che potrebbe condurre dove tu e l’altra persona immagino sperate: il letto.
(Premessa metodologica: i punti seguenti sono pensati per incontri eterosessuali solo perché io ho avuto esperienza di questi e non posso parlare per le cose che non conosco, ma da chiacchiere con persone LGBT ho riscontrato punti in comune nei comportamenti anche in orientamenti sessuali differenti tra loro)
Assicurati di aver portato i preservativi, anche se sei una donna. Niente scuse.
Probabilmente i ragazzi si stupiranno se sarai tu a tirar fuori dal cassetto un condom (a me una volta è stato carinamente detto «cavolo, sembri una escort!»). Io ho imparato a mie spese (in tutti i sensi) a tenerne una scorta in casa, perché a volte una delle scuse per non usarlo è proprio «non l’ho portato». In generale, le dating app mi hanno fatto scoprire una diffusa refrattarietà maschile all’uso del preservativo. È una cosa di cui non si deve smettere di parlare. Quando la promiscuità è alta, si alzano anche le possibilità di contrarre malattie sessualmente trasmissibili (oltre al già sottinteso rischio di gravidanze indesiderate), dunque nel vademecum del sesso occasionale la voce “prevenzione e contraccezione” non può assolutamente mancare. No condom, no party!Ricordagli (o fagli capire) di togliersi i calzini a letto, a meno che non sia un tuo specifico feticcio.
Ognuno ha i propri feticci. Quello dei calzini a letto è un cliché ricorrente che gli uomini perpetrano e le donne subiscono, ed è curioso invece pensare che il calzino femminile per alcuni uomini possa essere un dettaglio sexy. Come sempre, de gustibus. Ovviamente questo punto non vuole fare una crociata contro i calzini, ma è solo un pretesto scherzoso per ricordare di non escludere per vergogna o tabù il gioco e l’ironia dal sesso. Possono essere un valore aggiunto. Se un calzino in spugna bianco oppure una maschera da paperino attizzano il tuo desiderio, chi sarò io per impedirti di goderne? La gente che si trova sulle dating app del resto è variegata: a me è capitato un tinderino che ha tenuto a letto dei calzini colorati con le paperelle gialle, per dire (peccato io non li gradissi). Dopo, ha peggiorato la situazione dicendomi che glieli aveva regalati sua madre.Se ti senti imbarazzo, non credere che l’altro o l’altra stiano meglio di te.
La “sindrome dell’impostore” o meglio “ansia da prestazione” può prendere chiunque, uomini e donne. Certo, sembra molto più diffusa negli uomini, ma credo sia legato al fatto che gli standard patriarcali di virilità hanno purtroppo imposto agli uomini di essere prestanti e performanti sempre e comunque a letto. Ma anche una donna può sentirsi inadeguata a letto: basti pensare a tutti i danni che il body shaming e la pornografia mainstream ci procurano quando non ci fanno sentire aderenti agli standard di bellezza corporea femminile o disattendiamo ciò che ci si aspetta una donna debba fare a letto solo perché esiste una categoria di Pornhub a mostrarlo. Dunque, se l’ansia sale durante un incontro hot, abbattila pensando che molto probabilmente non sei l’unica persona in quello status emotivo.Non fare niente che non ti vada di fare: la parola chiave è «consenso».
Si tende a pensare che il consenso sia chiamato in causa solo nei casi di violenza sessuale. Ma il consenso è un tema da affrontare anche nel sesso occasionale apparentemente privo di violenza: un racconto come «Cat Person» di Kristen Roupenian a mio parere ha avuto la forza di riuscire a raccontare una esperienza di sesso pessimo vissuto da una ragazza che nonostante tutto lo subisce e lo fa, inghiottendo la sensazione di nausea che prova durante il rapporto. Anche a me è capitato di fare del pessimo sesso senza trarne alcun godimento, nella giungla dei Tinder date. A volte è difficile capire quanto realmente ti vada di avere quel contatto fisico, una volta avviato, anche perché c’è un problema ancora presente e per nulla risolto di accettazione del rifiuto da parte di alcuni uomini e capacità delle donne di dire «no, non mi va più». Tornassi indietro, fermerei prima la giostra. Pensaci quando ti rendi conto che non ti stai divertendo realmente.Divertiti.
Veniamo proprio al divertimento. Mi rendo conto che, raccontando per lo più di disagi di Tinder, possa passare l’idea che questo mondo sia solo un meccanismo infernale e produttore di disastri. In realtà, non vuol dire che sia sempre deludente. Possono accadere parentesi molto piacevoli quando si trova il partner sessuale con cui c’è una intesa pazzesca, senza dimenticare che esistono anche molte coppie che si sono conosciute online e che quindi hanno trovato l’amore. In fondo al tunnel c’è speranza. Del resto, per cosa si usa Tinder, per la gloria? No, per divertirsi o comunque trascorrere dei momenti piacevoli. Perché il tempo è prezioso, non è una timeline sulla quale tornare indietro con uno swipe left. Dunque fanne un uso più consapevole e positivo possibile.
«Ma queste dating app, alla fine, funzionano?»
Questa è un’altra domanda che mi fanno spesso.
Non esiste un modo giusto o sbagliato di stare sulle dating app, un fine migliore o peggiore nell’usarle. Le dating app sono solo (anche qui, in questo “solo” c’è un mondo) un mezzo come un altro per stabilire una connessione con l’Altro, online e offline.
E a quella domanda io do sempre questa risposta: non sono le dating app a dover funzionare, ma le persone.
Marvi Santamaria vive a Milano, dove lavora come Social Media Manager, ma nasce nel 1988 a Licata, in Sicilia, dove si laurea in DAMS e si specializza in Comunicazione e Marketing Digitale. Dopo diversi anni trascorsi a utilizzare Tinder, ha pensato che il disagio unisce le persone, e ha creato uno spazio virtuale per raccontare luci e ombre delle storie che nascono sulle dating app e offrire un’occasione di confronto a chi le vive. Nasce così nel 2017 il blog matchandthecity.it, la prima community italiana per raccontare la “Tinder generation” senza tabù. Su Tinder ha accumulato centinaia di match, decine di incontri, e trovato un fidanzato che l’ha lasciata il giorno di San Valentino. Eppure, non ha smesso di scriverne.
Stringiamo le schede come biglietti d’amore, la nostra prima puntata live
Lo scorso 2 giugno a Brescia all’interno di Sottovuoto Festival abbiamo registrato la nostra prima puntata live. Abbiamo invitato Giulia Siviero e Cristina Portolano e con loro abbiamo parlato di donne, diritti e cittadinanza attiva. Se non l’avete già fatto, potete ascoltarla qui:
Cose belle che abbiamo letto in giro!
Sono iniziati i Mondiali di calcio femminile, l’Italia sta andando molto bene, e in generale dobbiamo essere contenti dell’attenzione che si sta generando intorno all’evento.
Giugno, lo saprete, è il mese del Pride. Quest’anno ricorrono anche i 50 anni dai moti di Stonewall e Teen Vogue sta dando largo spazio alle storie importanti per la comunità LGBTQ, ad esempio questa intervista a Greta Schiller autrice del documentario Before Stonewall.
E’ tornata Big Little Lies e da poco su Netflix c’è anche Elisa e Marcela, il film di Isabel Coixet che racconta il primo matrimonio tra due donne nella Spagna di cento anni fa.
Com’è andato il Primavera sound, quest’anno che c’erano tante donne in line up? Il sessismo non è un problema solo nel mondo della musica o della lingua che utilizziamo, ma è un bel problema anche nella ricerca scientifica (e non solo perché ci sono poche donne a farla)…
Essere femminista in Thailandia, diventare mamma attraverso l’ovodonazione, fare coming out come donna trans a 37 anni: un po’ di storie da leggere.
A Milano ha aperto un negozio interamente dedicato alle mestruazioni.
In questi giorni Anne Frank avrebbe compiuto 90 anni. Un bel ritratto di Ágota Kristóf, una scrittrice che amiamo molto. Cosa sta succedendo ai romanzi rosa? E alla moda mare?
In libreria c’è questo bel graphic novel e questo bel libro, e potete anche preordinare il primo fumetto di Erika Bisi, cara amica di Senza rossetto.
A presto!
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